Renzi: “Non mi metteranno da parte”. Mdp chiude e lo sfida

Matteo Renzi al teatro Eliseo durante l'evento ''Democratici nati ? 10 anni Pd''. ANSA/TIBERIO BARCHIELLI/UFFICIO STAMPA PALAZZO CHIGI

 

Matteo Renzi al teatro Eliseo durante l’evento ”Democratici nati ? 10 anni Pd”. ANSA/TIBERIO BARCHIELLI/UFFICIO STAMPA PALAZZO CHIGI

 

ROMA. – Altro che passo indietro. Matteo Renzi non intende farsi immolare da chi “è contro il Pd” sull’altare dell’unità a sinistra: “Sono mesi che cercano di mettermi da parte, ma non ci riusciranno nemmeno stavolta”. Il segretario del Pd lo mette per iscritto in tarda mattinata, mentre Pier Luigi Bersani e Massimo D’Alema, uscendo dalla direzione di Mdp, sigillano l’ennesimo ‘no’ a un’alleanza con il Pd di Renzi con l’auspicio che Pietro Grasso scenda in campo da leader della nascente lista unitaria della sinistra: “Ci starebbe da Dio…”, sospira Bersani.

Ma i giochi sono appena iniziati, si attendono le mosse di Giuliano Pisapia e i dirigenti Dem lavorano a pieno ritmo per accorciare le distanze. Tanto che entra nel dibattito in chiave unitaria il nome di Paolo Gentiloni. Perché se la sinistra si divide dal Pd, rischia di diventare una chimera lo schema indicato da Renzi: “Coalizione senza veti per il 40%”.

“In due settimane” si può costruire un’alleanza che porti il centrosinistra unito al voto: questa legge elettorale consente di correre insieme nei collegi, ma “ciascuno col suo simbolo e leader”. E’ il ‘lodo’ con cui Dario Franceschini prova a sbloccare la partita. Una soluzione, voluta dallo stesso leader Dem, che garantirebbe a Renzi di candidarsi da candidato premier del Pd e alla sinistra di scegliere il suo ‘frontman’: dopo le elezioni darebbe le carte chi ha avuto più voti.

Ma l’offerta non sembra far breccia fuori dal Pd. Resta forte il sospetto degli uomini vicini a Giuliano Pisapia che Renzi voglia ridurre Campo progressista a una “costola” del Pd. E Mdp, con Massimo D’Alema (che cita lo stesso Pisapia), chiede “discontinuità di contenuti e leadership”.

“Questo dibattito è solo tatticismo: con il Rosatellum tutti, anche Brambilla del partito animalista, si possono candidare premier”, taglia corto Bersani. “La vera discontinuità utile è l’unità del centrosinistra”, replica Maurizio Martina. E Franceschini insiste: “Dobbiamo superare i rancori”. Anche Walter Veltroni, che si tiene fuori dalla mischia ma non rinuncia al “sogno” di un Pd a vocazione maggioritaria, fa un appello a “stare uniti pur non amandosi”.

I luogotenenti renziani, da Lorenzo Guerini a Matteo Richetti, per tutto il giorno si spendono in colloqui con esponenti di centro e sinistra, per tessere la tela della coalizione. Ma secondo gli orlandiani serve di più: un candidato premier unitario. E Luigi Zanda invita Renzi a “spezzare” la coincidenza tra segretario e candidato premier Pd: “Lo ha fatto un anno fa con Gentiloni e ha funzionato”, sottolinea.

“Gentiloni è un nome spendibile”, dice anche Ettore Rosato, che è molto vicino a Renzi. Ma è uno “scivolone” che Rosato poi chiarisce: “Il candidato Pd è Renzi”. A mettere in chiaro le cose ci pensa poi lo stesso leader Dem, che già si proietta verso la campagna elettorale (stoppando chi vorrebbe il voto a maggio e non a marzo).

In serata rilancia la sua sfida nello studio di Floris, dove si presenta nonostante Di Maio abbia annullato il confronto. E lancia per fine novembre la Leopolda con uno slogan chiaro: “Lotto per…”. “Non mollo e non sarò mai il segretario dei caminetti – scrive nella Enews – ma siamo già oggi in coalizione e se smettiamo di litigare tra noi, allargando ancora a centro e a sinistra, possiamo arrivare al 40%. Non abbiamo veti verso nessuno, noi”, scandisce.

Ma la sinistra non sta ferma. Roberto Speranza (Mdp), Nicola Fratoianni (Si) e Pippo Civati (Possibile) lanciano la ‘road map’ che nelle prossime settimane porterà alla lista unitaria della sinistra. Giuliano Pisapia domenica indicherà ai suoi il cammino. E in mattinata il deputato ‘pisapiano’ Ciccio Ferrara incontra Grasso, in un colloquio che sembra proseguire il discorso aperto lunedì da un faccia a faccia tra il presidente del Senato e l’ex sindaco.

“Bisogna cambiare e migliorare questo Paese stanco e deluso e a cui dobbiamo dare speranza”, dichiara Grasso. Un inciso tutto politico, in un discorso istituzionale, che dà speranza a chi invoca la sua discesa in campo.

(di Serenella Mattera/ANSA)