Colle pronto a sciogliere le Camere nel 2017, ma solo se richiesto

Palazzo del Quirinale.

 

ROMA. – Sciogliere le Camere con una maggioranza che lavora sarebbe un “golpe” ma da qui a veicolare rumours su un’intesa del Colle con parte del Pd per stiracchiare la legislatura fino ai confini del lecito ce ne passa. “E’ pura fantasia”, fa sapere il Quirinale stoppando sul nascere venticelli tossici che da Montecitorio salivano sul Colle più alto e che già avevano portato Lega e Fratelli d’Italia – con Salvini e la Meloni – a veicolare altolà preventivi per impedire l’allungamento dei tempi.

Allora vale la pena di ripetere ancora una volta il “Mattarella-pensiero” in proposito: il presidente non è assolutamente impegnato nel definire a priori il timing dello scioglimento delle Camere; in ogni caso il capo dello Stato ha il dovere di garantire la fine ordinaria della legislatura (salvo pochi casi eccezionali); da mesi è ormai chiaro che la legislatura è agli sgoccioli e il Colle ha metabolizzato la possibilità di una chiusura anticipata di qualche settimana.

“Last but not least”, le sue valutazioni saranno maturate e comunicate a tempo debito, ma solo se dovesse venire meno il rapporto fiduciario fra Parlamento e Governo, se il Premier dovesse rappresentare al Presidente della Repubblica l’esaurimento del proprio mandato, o se il partito di maggioranza ritirasse il suo appoggio all’esecutivo. L’assoluta impossibilità di maggioranze alternative porterebbe il presidente a sciogliere.

La data dello scioglimento è da mesi un “tormentone” che impazza sui giornali e nei corridoi di Montecitorio ed è stata la fonte della prima crepa personale tra Sergio Mattarella e Matteo Renzi. Già quando prima dell’estate il segretario del Pd spingeva per andare al voto anticipato a fine settembre, il capo dello Stato tenne la barra dritta facendo sapere che c’erano ancora due priorità da portare a casa prima delle urne: la legge elettorale e la manovra.

E oggi il pur criticato Rosatellum è stato messo in cascina, anche se le proiezioni indicano che non ci sarà una certificazione di vinti e vincitori fanno “tremare le vene e i polsi” degli uomini del Colle. Senza dubbio Mattarella ha tempo fino ai primi di marzo per sciogliere le Camere. Infatti il termine ultimo sarebbe la vigilia del 15 marzo, quando nel 2013 si insediò questo Parlamento. Ma di prassi lo scioglimento tecnico è sempre avvenuto una decina di giorni prima, quindi ai primi di marzo. In questo caso si voterebbe a Maggio.

Fin qui la certezza dei numeri che oggi si discosta assai dalla probabilità della politica. In realtà al Quirinale ci si prepara ad essere pronti già prima di Natale, una volta votata la manovra. Ma per tutto ciò serve che il presidente del Consiglio salga al Quirinale e confermi al presidente che l’azione del suo Governo è esaurita. In questo caso si potrebbe votare già ai primi di marzo.

“Ringrazio Mattarella e spero che alle parole seguano i fatti e che come regalo di Natale, sotto l’albero, ci faccia trovare lo scioglimento delle Camere e la data del voto”, ha commentato in serata Salvini dimenticando che per ora la partita del voto si trova tra palazzo Chigi e Nazareno.

(Di Fabrizio Finzi/ANSA)

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