Trump abbassa i toni con Xi. Domani da Putin in Vietnam

Donald Trump alla cerimonia di benvenuto con il presidente cinese Xi Jinping.
Donald Trump alla cerimonia di benvenuto con il presidente cinese Xi Jinping. REUTERS/Damir Sagolj
Donald Trump alla cerimonia di benvenuto con il presidente cinese Xi Jinping. REUTERS/Damir Sagolj

PECHINO. – Donald Trump punta a “costruire relazioni ancora più forti tra Stati Uniti e Cina”: l’entusiasmo del tweet serale chiude la giornata campale spesa soprattutto nella Grande sala del popolo, tra summit con Xi Jinping e cena di stato, e tradisce umori presidenziali ammorbiditi nello scontro commerciale con Pechino a danno dei passati governi Usa.

Alla vigilia della trasferta in Vietnam per l’Apec, dove vedrà il presidente russo Vladimir Putin – non è chiaro se anche in un bilaterale -, Trump ha discusso a Pechino, dopo Tokyo e Seul, la crisi nordcoreana. I leader si sono trovati d’accordo sull’eliminazione dell’arsenale nucleare dalla penisola coreana, ma Xi ha chiarito che Cina e Usa devono far rispettate le sanzioni Onu malgrado la spinta di Trump ad “agire velocemente”.

Il risultato è che sono mancate le misure addizionali mentre invece l’amministrazione Usa si aspettava un taglio totale dell’export di petrolio e l’espulsione delle migliaia di lavoratori del Nord in Cina che contribuiscono alle entrate statali al fine di piegare “il regime” e spingere Kim Jong-un al tavolo negoziale, nella strategia del tycoon. Che ha rinnovato l’appello alla Russia “per aiutare a controllare la situazione, che può essere potenzialmente molto tragica”.

In serata, il segretario di Stato Rex Tillerson ha spiegato che l’incontro Trump-Putin “è ancora in esame”: ci vuole “sufficiente sostanza”. I temi, con lo spettro del Russiagate, non mancherebbero tra Pyongyang, Siria e Ucraina, ma i leader necessitano qualcosa di “utile” per potersi vedere su accordi difficili da ipotizzare.

Tillerson ha annunciato che ci sono “chiari segnali” che le sanzioni contro Kim Jong-un stanno producendo effetti e “la parte cinese ha condiviso con noi i segnali che vediamo”: tensione nell’economia, “potenzialmente all’interno degli stessi militari”.

Trump ha puntato sui rapporti personali con Xi, parlandogli come un “amico” col quale c’è “grande chimica”: l’ha ringraziato per l’attenzione riservata, addirittura per la parata militare personale all’arrivo in piazza Tiananmen. “Sei un uomo molto speciale”, ha scandito il tycoon nelle dichiarazioni alla stampa, chiuse rapidamente e senza domande.

Per tutta risposta, Xi non ha accennato al suo primo anno alla Casa Bianca e ha rimarcato con enfasi che Cina e Usa possono coesistere rispettando i diversi sistemi politici. “Ho detto al presidente Trump che il Pacifico è grande abbastanza per dare spazio a Cina e Usa”, ha notato Xi, per il quale le relazioni sono ad un “nuovo punto di partenza” in base a un oggettivo riequilibrio tra le superpotenze percepibile anche nella stessa sala.

Trump ha sollecitato più volte Xi a rimediare al “cronico squilibrio commerciale” tra i due Paesi. Nell’incontro con i top executive per la firma di accordi bilaterali da 253,4 miliardi di dollari, il tycoon ha affermato però di “non incolpare” la Cina per essersi avvantaggiata degli Usa: anzi, “do il merito alla Cina”, ha detto rivolgendosi a un impassibile Xi, in base al fatto che un Paese che riesce ad “approfittarsi” di un altro lo fa “nell’interesse della sua gente”. Il demerito, ha spiegato in stridente contrasto con le bordate lanciate fino ai giorni scorsi, è tutto delle amministrazioni americane precedenti.

Trump ha inoltre chiesto a Xi l’apertura dei mercati cinesi, senza però formulare specifiche proposte (Google e Facebook sono banditi, Ford e Gm sono costrette a operare con jv). Dubbi sono maturati anche sugli accordi stipulati: diversi contratti non sono vincolanti o difficili da verificare. Sui 300 aerei venduti da Boeing per 37 miliardi non sono chiari i nuovi ordini. Sui negoziati commerciali “c’è molto da fare. E nel grande schema di deficit di 3-500 miliardi i risultati raggiunti sono piuttosto piccoli”, ha ammesso anche Tillerson.

Domani sul palcoscenico dell’Apec, Trump e Xi presenteranno le rispettive soluzioni sugli assetti regionali: “libero e aperto Indo-Pacifico” (una barriera di contenimento della Cina con India, Australia e Giappone), e “integrazione economica regionale”, con Pechino sempre più baricentro.

(di Antonio Fatiguso/ANSA)

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