Accordo sul commercio nel Pacifico, avanti senza Usa

Il Pacifico prosegue col Ttp. Nonostante la rinuncia USA
Il Pacifico prosegue col Ttp. Nonostante la rinuncia USA

 

PECHINO. – La Trans-Pacific Partnership, voluta da Barack Obama e ‘rinnegata’ dall’ “America First” di Donald Trump, fa il passo per la sopravvivenza a 11. L’accordo di libero scambio, firmato a febbraio 2016, è stato rivisto e corretto dopo l’uscita degli Usa.

A margine del summit Apec di Da Nang, i ministri con le deleghe del Commercio dei Paesi residui (Australia, Brunei, Canada, Cile, Giappone, Malaysia, Messico, Nuova Zelanda, Perù, Singapore e Vietnam) hanno concordato sugli “elementi core”, recuperando la situazione complicatasi per le obiezioni tardive del Canada che ha fatto saltare la riunione di annuncio dei leader e riconvocare venerdì una riunione ministeriale su iniziativa di Vietnam e Giappone.

Con gli Usa i partner avrebbero rappresentato il 39,5% del Pil mondiale contro una quota scesa ora al 13,5%, ma – con la Cina in continua espansione – l’accordo costituisce un’altra opportunità commerciale con “mercati caratterizzati da alti standard di liberalizzazione”, secondo i piani dei promotori.

“I ministri sono soddisfatti di annunciare l’intesa sugli elementi ‘core’ del ‘Comprehensive and Progressive Agreement’ per la Trans-Pacific Partnership”, si legge nel comunicato diffuso in Vietnam. Il nuovo schema (Cptpp) sarà operativo dopo i 60 giorni dalla ratifica interna completata da almeno sei partner.

Per far maturare il via libera sono state sospese 20 clausole originarie, di cui 11 relative alla proprietà intellettuale che avevano tra l’altro irritato il premier canadese Justin Trudeau. La Cina ha fatto subito sapere di non ritenere incompatibili il Cptpp e il Regional Comprehensive Economic Partnership (Rcep), accordo a 16 sostenuto da Pechino.

L’Apec, tra i cui 21 membri ci sono gli 11 del Cptpp, ha chiuso i lavori e nel comunicato finale i leader hanno sancito l’importanza di intese commerciali bilaterali, regionali e plurilaterali; la lotta al protezionismo, alle pratiche commerciali scorrette, ai sussidi e alle pratiche distorsive: equilibrismi tra il “bilateralismo” di Trump e “la globalizzazione irrevocabile ma da correggere” di Xi Jinping.