Pil: soddisfatti per la crescita economia, ora puntare su investimenti

Il ministro dell'economia e delle finanze Pier Carlo Padoan. ANSA/ ALESSANDRO DI MARCO
Il ministro dell’economia e delle finanze Pier Carlo Padoan. ANSA/ ALESSANDRO DI MARCO

ROMA. – Il Pil italiano va e il Mef non può nascondere la soddisfazione di fronte ad un dato trimestrale che promette bene per la conclusione dell’anno e per il 2018. “Siamo soddisfatti, eravamo convinti che l’economia avesse accelerato e così è stato”, spiega all’ANSA il capoeconomista del Ministero, Riccardo Barbieri, l’uomo che lavora fianco a fianco di Pier Carlo Padoan per mettere a punto il quadro macroeconomico dei documenti ufficiali del governo.

Il +0,5% messo a segno tra luglio e settembre “è in linea con le nostre attese” e non è escluso che la crescita annuale, quanto meno quella calcolata nella media dei trimestri, possa essere anche “un po’ più alta” dell’1,5% scritto nella Nota di aggiornamento al Def. Il governo prevede un aumento del Pil ancora dell’1,5% anche nel 2018 e nel 2019.

“La nostra previsione è prudenziale, perché deve essere validata dall’Ufficio parlamentare di bilancio. Allo stato attuale è un po’ sopra il consenso e il panel di previsori dell’Upb, per questo ci siamo mantenuti su quella cifra, ma già a settembre – sottolinea – la nostra aspirazione era di arrivare a tassi di crescita più elevati”.

Se così fosse la strada per agganciare nei prossimi anni gli altri Paesi europei sarebbe meno lunga del previsto. “Il trend di crescita generale dell’economia europea è molto positivo. Abbiamo ancora strada da fare, basti guardare agli ultimi dati della Germania, ma agganciare la media europea è fattibile”, osserva ancora Barbieri.

Per far sì che l’economia acceleri sono però necessari alcuni fattori fondamentali che devono agire in contemporanea. “Serve innanzitutto il proseguimento della ripresa internazionale, ma, a livello nazionale, servono investimenti dinamici, a partire da quelli pubblici, che diano un apporto sia congiunturale che di lungo periodo, migliorando il sistema infrastrutturale del Paese”, puntualizza il chief economist di Via XX Settembre.

E di pari passo devono procedere a ritmo spedito anche le esportazioni. “Il motore per un Paese che ha perso competitività e che la sta recuperando non possono essere che investimenti ed export. – insiste Barbieri – L’effetto di secondo ordine si vedrà sull’occupazione, sulle retribuzioni, il cui andamento è ancora un po’ inferiore alla media europea, e quindi sul reddito disponibile e sui consumi”.

Dopo gli interventi ‘emergenziali’ sui redditi decisi in questi anni dal governo, dal bonus 80 euro al Reddito di inclusione inserito in manovra, la necessità è ora quella di agire su fattori di più lungo periodo per sostenere l’economia in modo più strutturale. Del resto, conclude Barbieri, “se mantenessimo l’attuale velocità di crociera, sarebbe raggiungibile una crescita al 2%”.

(di Mila Onder/ANSA)

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