ROMA. – Il “Canto degli Italiani” di Goffredo Mameli, che diventa ufficialmente l’Inno d’Italia con l’approvazione di una apposita legge in Senato, è composta da sei strofe, e non solo la prima che viene cantata insieme al ritornello nelle Cerimonie ufficiali e delle manifestazioni sportive.
Il ventunenne Mameli scrisse l’inno il 10 settembre 1847, e fu musicato da Michele Novaro il 24 novembre dello stesso anno. Cantato per la prima volta a Genova durante una festa popolare, fu proibito dalla polizia del Regno di Sardegna, ma dopo i moti del 1848 fu adottato dai volontari che combatterono nella guerra di Lombardia contro l’Austria e in seguito divenne il canto risorgimentale più popolare.
Eccone il testo
Fratelli d’Italia, l’Italia s’è desta; dell’elmo di Scipio s’è cinta la testa.
Dov’è la vittoria? Le porga la chioma che’ schiava di Roma Iddio la creò.
Stringiamci a coorte!
Siam pronti alla morte; Siam pronti alla morte; Italia chiamò.
Noi siamo da secoli calpesti, derisi perché non siam popolo, perché siam divisi.
Raccolgaci un’unica bandiera, una speme: di fonderci insieme già l’ora suonò.
Stringiamci a coorte! …
Uniamoci, amiamoci; l’unione e l’amore rivelano ai popoli le vie del Signore.
Giuriamo far libero il suolo natio uniti, per Dio, chi vincer ci può?
Stringiamci a coorte! …
Dall’Alpe a Sicilia dovunque è Legnano; ogn’uom di Ferruccio ha il core e la mano;
I bimbi d’Italia si chiaman Balilla; il suon d’ogni squilla i Vespri suonò.
Stringiamci a coorte! …
Son giunchi che piegano le spade vendute; già l’aquila d’Austria le penne ha perdute.
Il sangue d’Italia e il sangue Polacco bevè col Cosacco, ma il cor le bruciò.
Stringiamci a coorte! …