Pensioni, Boeri: “Stop adeguamenti età costerebbe 140 miliardi”

Il presidente dell'Inps, Tito Boeri, durante un suo intervento.
Il presidente dell'Inps, Tito Boeri. ANSA / CIRO FUSCO
Il presidente dell’Inps, Tito Boeri .
ANSA / CIRO FUSCO

 

ROMA. – Il presidente dell’Inps, Tito Boeri, torna a dire no al rinvio dell’adeguamento dell’età pensionabile alla speranza di vita e ricorda che il blocco dal 2021 a 67 anni senza ulteriori aumenti porterebbe un aggravio di spesa pensionistica pari a 140 miliardi entro il 2040.

“Con il rinvio – ha detto – si può rompere il meccanismo che permette a tutti noi di vivere senza preoccupazioni. Il meccanismo, se rotto, può portare il Paese ad affrontare una spesa aggiuntiva da qui al 2040 di 140 miliardi di euro”.

Sabato è previsto il confronto tra Governo e sindacati sulla previdenza. La Cgil ha fatto sapere di lavorare per un giudizio unitario ma si è detta pronta in assenza di risposte a “forme di mobilitazione visibili”. Boeri non ha voluto commentare le proposte messe in campo dal Governo per escludere 15 categorie di lavori gravosi dall’innalzamento per l’età di vecchiaia a 67 anni nel 2019, ma ha ribadito la sua posizione contraria ad un aumento di spesa sociale a favore degli anziani mentre le famiglie con figli minori e i giovani si trovano sempre più in difficoltà.

“C’è stata una divaricazione fortissima sui tassi di povertà – ha detto – l’incidenza è cresciuta nelle famiglie con minori mentre in quelle con persone con più di 65 anni è diminuita”. Per il presidente Inps non bastano più neanche i trasferimenti “dai nonni ai nipoti” che hanno in alcuni casi attutito le difficoltà delle famiglie più giovani.

“La quota di spesa pensionistica che va ai nipoti è sempre di meno – ha detto – perché sempre meno pensionati hanno i nipoti. Non si può contare neanche su quel trasferimento. Gli italiani sono attenti alle famiglie e ai nipoti ma nelle scelte finiscono per essere fortemente egoisti verso i bambini. Bisogna pensare di più ai bambini nel modo in cui si distribuisce la spesa sociale nel Paese”.

“Noi lavoriamo perché il giudizio sia di tutte e tre le organizzazioni – ha detto Camusso – anche perché è un giudizio che daremo sulla base di quale distanza ci sarà dalla piattaforma che abbiamo presentato e dagli impegni che abbiamo sottoscritto unitariamente l’anno scorso con il Governo”.

Ad oggi “le distanze sono molto significative” rispetto alla proposta presentata dall’Esecutivo. In assenza di un accordo, secondo Camusso, bisognerebbe mettere in campo un’azione di mobilitazione “visibile” in tempi che rendano possibile la pressione sui lavori parlamentari.

La Cisl sottolinea che le proposte del Governo “sono una base della trattativa”, una base ancora non sufficiente ma comunque sulla quale lavorare. “Non ci facciamo dettare l’agenda da nessuno – ha detto il segretario confederale Gigi Petteni a proposito della presa di posizione del Direttivo della Cgil sulla possibile mobilitazione – la Cisl si sottrarrà alla demagogia. Puntiamo comunque a trovare una intesa unitaria”.

La Uil con il segretario confederale Domenico Proietti assicura che “lavorerà per includere nei provvedimenti del Governo il tema dell’anzianità insieme allo stop per l’aumento dell’età di vecchiaia per la categorie di lavori gravosi. Inoltre chiederà l’inclusione delle nuove quattro categorie di attività gravose nell’Ape sociale per il 2018 e un intervento sulle pensioni dei giovani.