Di Maio: “Trump? Giudizio sospeso. Le Pen? Nulla a che fare”

Luigi Di Maio.
Luigi Di Maio a Washington.

WASHINGTON. – Niente muri, ma Donald Trump va giudicato tra 4 anni. Nell’ultimo giorno della sua visita a Washington per accreditarsi come candidato premier del M5S, Luigi Di Maio resta prudente sul tycoon ma non rinuncia a dire cosa gli piace e cosa non gli piace dell’amministrazione Trump.

“Noi non siamo d’accordo con i muri, anche se molti americani mi hanno detto che il muro c’era già, lo costruì Clinton”, spiega in una conferenza stampa all’ambasciata italiana, dopo una lunga intervista al Wp. “Non ci piacciono neppure – prosegue – i muri che non si vedono, come regolamenti di Dublino 3, che impediscono all’Italia di poter ridistribuire per quote i migranti aventi diritto che arrivano da noi”.

Pollice contro anche sull’uscita dall’accordo di Parigi sul clima: “non condividiamo questa idea di aumentare le emissioni per essere competitivi, alla fine questo problema ricade anche sui fenomeni migratori, alimentati dalla siccità e dai cambiamenti climatici”. Gli piace invece “l’approccio della riforma fiscale, con la riduzione delle tasse alle imprese aumentando il deficit”. Assonanze anche sulla politica degli accordi commerciali, che devono “tutelare gli interessi della nostra economia”.

Quanto al Russiagate, che Trump considera una “caccia alle streghe”, Di Maio rispetta il lavoro degli inquirenti: “c’è un’inchiesta in corso che servirà anche a stabilire se c’è stata o non c’è stata questa influenza e quindi a spiegare agli altri paesi alleati e non se ci possono essere influenze nella campagna elettorale”.

E la vittoria di Trump, celebrata da Beppe Grillo come “un vaffan..generale, un Vday pazzesco”? “Io personalmente non voto negli Usa e non partecipo a questo gioco”, premette rispondendo ad una domanda se avrebbe votato il tycoon. “Ma quello che disse Grillo su Trump – aggiunge – penso sia condivisibile perchè Trump era quello sfavorito, quello che si diceva non avrebbe mai vinto, con tutti gli intellettuali che credevano nella vittoria di Hillary. Poi ha vinto lui. Il senso ci sta di quelle dichiarazioni”.

Ma, precisa, “non erano un apprezzamento per le politiche di Trump che tra l’altro non erano ancora iniziate”. “Il giudizio su Trump – conclude – io lo do alla fine dei quattro anni. Se mi sara’ richiesto, anche perche’ Trump non e’ che stia morendo dalla voglia di ascoltare il mio giudizio”.

Di Maio ha preso anche nettamente le distanza da movimenti populisti, xenofobi, euroscettici e di destra come quello di Le Pen o come Alternative für Deutschland (Afd): “durante questa visita volevano sapere da noi se ci consideriamo in questa famiglia di partiti emergenti in cui ci sono Le Pen, alternative for Deuchland o altro. La risposta è no. Con queste forze politiche emergenti europee non vogliamo averci nulla a che fare”.

Poi affronta due capitoli cruciali di politica estera: Libia e Iran. Per la stabilizzazione della Libia, spiega, “c’è bisogno da parte della Ue ma anche di nostri alleati come gli Usa di un intervento importante”. “A tutti i congressman ho spiegato che dobbiamo lavorare sul dossier libico, l’Italia denunciava da anni quello che stava avvenendo in Libia sui diritti umani, ieri è intervenuto anche l’Onu, ma è il momento di darci una mano, siamo stati lasciati soli come Paese”.

Di Maio ha quindi difeso l’accordo sul nucleare iraniano che Trump ha de-certificato. “Ha permesso ad aziende italiane di andare a lavorare lì. Certo poi in uno scacchiere internazionale dobbiamo capire anche come si pongono la Ue e i nostri alleati. Ci sono discussioni in corso al congresso Usa ma spero che le aziende italiane non siano penalizzate, come successo con le sanzioni russe”.

(di Claudio Salvalaggio/ANSA)