Veltroni presenta “Quando”, e raccomanda: “Serve un sogno, non la nostalgia”

 


ROMA. – “Il viaggio di Giovanni, che Walter ci propone, attraversa quarant’anni di storia che ci riguardano: Walter ed io abbiamo avuto diversi incroci politici e scolastici dal ’77 a oggi”. Dal quarto ginnasio in classe insieme, alla staffetta in Campidoglio, fino all’avventura unitaria dell’Ulivo e del Pd. Paolo Gentiloni, accolto da un lungo applauso, racconta Walter Veltroni. L’occasione è l’ultimo libro dell’ex segretario Pd: si chiama “Quando” e narra di Giovanni, un ragazzo che nel 1984 viene colpito alla testa durante i funerali di Berlinguer e si risveglia quaranta anni dopo.

Veltroni presenta il suo libro all’Auditorium di Roma, sul palco con lui c’è l’attore e regista Sergio Castellitto. E in platea ci sono ministri, da Marco Minniti a Claudio De Vincenti, e tanti politici, da Gianni Letta a Pier Ferdinando Casini e Marco Follini. Ma anche Giovanni Malagò e Aurelio De Laurentis, Dario Argento e Sabrina Ferilli, Pippo Baudo, Claudio Petruccioli.

A dieci anni dall’esperienza di sindaco della capitale, Veltroni riunisce anche tanti amministratori di allora e persone comuni, come Giorgio e Cristiano, papà e fratello di Gabriele Sandri, il ragazzo ucciso dal colpo sparato dall’ex agente Luigi Spaccarotella, dieci anni fa in un Autogrill.

Ma, nelle ore della difficile costruzione di una coalizione per le prossime elezioni, sul palco è soprattutto di sinistra, passato e futuro, che il libro dà occasione di parlare. “Non è un libro sulla nostalgia”, concordano Castellitto e Gentiloni.

E Veltroni spiega perché il suo racconto, lungo quaranta anni, si proietta sul futuro: “Una comunità politica non esiste se non animata da un grande sogno. Poi si può sbagliare e perdere ma dobbiamo recuperare la capacità di sentirci comunità che coltiva la memoria, vive il presente e non ha paura del futuro”. “Non vorrei che noi con il tentativo di ricostruire gli anni Settanta finissimo per costruire un’Italia da anni Trenta”, dice l’ex sindaco di Roma.

E Gentiloni confessa: “Mi fa paura chi pensa di potersi rinchiudere nel suo piccolo mondo antico. Mi fa ancora più paura chi vuole rifugiarsi nell’identità nazionale che rendono nemici i propri vicini, nostalgia di piccoli e grandi impegni. Questa nostalgia la dobbiamo tenere lontana”.

Il sipario si chiude con un saluto al premier, in partenza per un vertice europeo a Gotenborg. E Veltroni non resiste alla battuta, che allude alla delusione per l’esclusione degli azzurri dal mondiale: “Ringrazio Paolo per aver letto il libro e averlo presentato. Ora deve andare, non riesco manco a dirlo… in Svezia”.

(di Serenella Mattera/ANSA)

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