La Camera approva il taglio alle tasse di Trump, ma resta l’incognita Senato

WASHINGTON. – Funziona per ora il pressing del presidente Donald Trump sui repubblicani, che è andato in extremis e di persona a Capitol Hill per convincerli a votare compatti per la proposta di legge che prevede un taglio da 1.500 miliardi sulle tasse. La Camera lo approva, ma è soltanto il primo passo per la riforma fiscale voluta dal presidente, che spera di incassare la sua prima vittoria legislativa entro Natale, ma che si scontra con l’incognita del Senato, dove i repubblicani hanno una maggioranza risicata.

La Camera, dove i repubblicani godono di una maggioranza decisamente più ‘comoda’, ha approvato il testo con 227 voti favorevoli e 205 contrari. I democratici all’opposizione hanno votato compatti respingendo la proposta di legge, così come hanno votato no anche 13 repubblicani.

Ed è questa fronda, che si solleva minacciosa dal Grand Old Party, che il presidente Trump deve convincere, portare dalla sua parte, scongiurando che le divisioni del partito risultino nuovamente fatali per la sua agenda (hanno già affossato i tentativi multipli di revocare Obamacare). Così Trump raggiunge di persona l’altro capo di Pennsylvania Avenue, entra a Capitol Hill, tempio di quell’establishment cui spesso si contrappone, e chiama a sé i deputati, a porte chiuse, mettendo ben in chiaro quale è la linea.

Non è questa però l’impresa più ardua: sulle tasse i repubblicani alla Camera risultano più allineati, i loro leader hanno dato garanzie e questa volta hanno portato a casa il voto. Ma è al senato che si prospetta la battaglia, e Trump lo sa. Lo ha riconosciuto anche con i deputati, rassicurandoli però: “il Senato seguirà”.

E la speranza della Casa Bianca è di convincere anche qualche democratico. Una prospettiva cui Trump ha già fatto cenno. La visita di Trump a Capitol Hill è però in parte ‘oscurata’ da un improvviso trambusto che rischia di vedere dilagare il ‘mega-scandalo’ sulle molestie sessuali fino alla collina più potente d’America.

Emergono in queste ore infatti accuse da parte di una ex attrice e modella, attualmente conduttrice di una radio in California, Leeann Tweeden, nei confronti del senatore democratico Al Franken, un ex comico radio-televisivo molto famoso negli Usa: Tweeden dice che l’avrebbe palpeggiata e baciata contro la sua volontà. Sono le prime accuse dirette che riguardano un senatore in carica.

L’episodio, che sarebbe avvenuto in un tour in Medio Oriente tra i militari, risale al 2006 quando Franken non era parlamentare. Il Senatore ha detto di non ricordarlo, ma si è scusato ammettendo un comportamento improprio. E adesso alcuni dei democratici di maggior peso al Congresso evocano anche la possibilità di una espulsione.

Un cambiamento di ‘clima’ non da poco, soprattutto considerato che fino ad ora l’attenzione -su questo fronte- era rimasta concentrata sul campo repubblicano in seguito al caso di Roy Moore, candidato repubblicano al Senato accusato di molestie da parte di una donna quando questa aveva 14 anni, cui sono seguite denunce di altri episodi. Nonostante le pressioni Moore resta in corsa, ma Donald Trump e la Casa Bianca sulla vicenda non parlano.

(di Anna Lisa Rapanà/ANSA)

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