Su jobs act nuova rottura Mdp-Pd.Veltroni, solo macerie

Paolo Gentiloni, Matteo Renzi e Walter Veltroni. (Photo by Simona Granati - Corbis/Corbis via Getty Images)

 

Paolo Gentiloni, Matteo Renzi e Walter Veltroni. (Photo by Simona Granati – Corbis/Corbis via Getty Images)

ROMA. – Si consumerà tra domani e mercoledì l’ultimo strappo tra Mdp e il Pd: in Aula la sinistra porta la proposta per il ripristino dell’art.18 ma i dem sono intenzionati a rinviare in commissione, convinti che più del ripristino dell’art.18 sia meglio alzare nella manovra la tassa sui licenziamenti. Una divisione che rende plastica la distanza tra Matteo Renzi e la sinistra e che difficilmente l’incontro, mercoledì, tra Piero Fassino e la delegazione dei capigruppo Mdp potrà sanare.

“Se il problema è regolare i conti a sinistra resteranno le macerie”, è il nuovo allarme lanciato da Walter Veltroni al quale i bersaniani reagiscono con crescente fastidio. Il cantiere della coalizione intorno al Pd è in movimento. Mentre Matteo Renzi vola all’Eliseo per cercare un asse con Emmanuel Macron sul rilancio dell’Europa, Piero Fassino sparge ottimismo e si dice certo che ci sarà certamente una lista intorno a Giuliano Pisapia, che unirà Verdi e i socialisti, una lista centrista intorno a Pier Ferdinando Casini e una lista con la Bonino e i Radicali.

Ma a frenare gli ardori sull’intesa tra Pd e i Radicali ci pensa Bonino: “Siamo lontani sui temi della giustizia e sul tema migratorio”, spiega l’ex ministro degli Esteri che annuncia la presentazione giovedì del simbolo della lista Più Europa ma, aggiunge, “allo stato attuale non c’è nessuna possibilità che la lista Più Europa si presenti” per l’alto numero di firme che i Radicali dovrebbero raccogliere in ogni circoscrizione.

Un modo per alzare la posta, minimizzano dal Pd, che rassicurano sul fatto che il tavolo sia con i Radicali sia con Pisapia avrà nuovi incontri e sfocerà, se le cose vanno bene, in un tavolo del programma comune della coalizione. Anche Giuliano Pisapia, che ha tratto il dado anche grazie al ruolo di garante di Romano Prodi, avverte che “nulla è scontato”.

Il leader Cp chiede segnali subito sul superticket nella legge di bilancio e nell’approvazione dello ius soli e del biotestamento prima della fine della legislatura. “Bisogna dare un segnale immediato di discontinuità e di cambiamento, di una svolta sui temi fondamentali della sinistra”, chiede l’ex sindaco di Milano.

Ma la settimana sarà definitiva rispetto a Mdp. Fassino non si rassegna al no di Pier Luigi Bersani. “Penso che se andassimo a un confronto ci sarebbe la possibilità di trovare punti di intesa”, sostiene l’ex sindaco di Torino. Ma fonti di Mdp facevano sapere che all’incontro con il mediatore Pd non ci andranno nè Bersani nè Roberto Speranza ma i capigruppo Francesco Laforgia e Cecilia Guerra.

D’altra parte, spiegano fonti di sinistra, anche nella telefonata con Prodi Bersani ha spiegato che i problemi non sono personali, la simpatia o l’antipatia per Matteo Renzi, ma la rottura che si è creata dopo politiche sbagliate con un pezzo dell’elettorato che ha abbandonato il Pd. E che non sarebbe l’unità dei gruppi dirigenti e appelli tardivi a poter sanare.

E’ per questo che irrita tra gli ex dem il nuovo appello di Walter Veltroni che vede “il regolamento dei conti” all’origine delle divisioni. Speranza rilancia la palla: “Se invece di farci un appello al giorno convinceste Renzi ad approvare la nostra proposta di legge che reintroduce l’art.18?#padrinobili”.

Il tema è la proposta di legge di Mdp-Si sul ripristino dell’art.18 e sull’estensione a tutte le imprese con più di 5 dipendenti. Il Pd dà subito parere negativo e punta a rinviare in commissione una questione che non ritiene possibile affrontare in questo scorcio di legislatura senza mettere in discussione uno dei pilastri dei Mille Giorni.

(Di Cristina Ferrulli/ANSA)

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