Scienze Gastronomiche non più solo talent, ora sono laurea

Università delle Scienze Gastronomiche a Pollenzio
Università delle Scienze Gastronomiche a Pollenzio

 

POLLENZO (CUNEO). – A tredici anni dalla nascita dell’Università del Gusto di Pollenzo su iniziativa di Slow Food, l’Italia riconosce la laurea in Scienze Gastronomiche. Benché l’ateneo presieduto da Carlo Petrini sia sempre stato riconosciuto dallo Stato, la laurea conseguita finora da oltre 2.500 studenti di 87 Paesi del mondo era un indirizzo di Agraria o di Turismo. Non sarà più così a partire dal 2018, grazie a due nuove classi di laurea il cui iter parlamentare è appena giunto a conclusione.

L’annuncio all’inaugurazione del nuovo anno accademico, alla presenza del premier Paolo Gentiloni e della ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli. Dal settembre 2018 partiranno quindi la nuova laurea triennale in ‘Scienze e Culture Gastronomiche’ e la laurea magistrale in ‘Food Innovation & Management’, nate dall’esperienza di Pollenzo, ma ora a disposizione di tutto il sistema dell’alta formazione italiana.

“Abbiamo raggiunto l’obiettivo – ha detto Gentiloni nel suo intervento – di dare dignità alle scienze gastronomiche, che sono una affascinante materia di studio universitario e non solo un talent di successo. Grazie alla determinazione della ministra Fedeli abbiamo concluso l’iter, è un risultato notevole per tutto il nostro sistema universitario”.

Petrini, al quale nel rallegrarsi per l’obiettivo raggiunto si è quasi incrinata la voce, guarda però già ai prossimi traguardi. “Oggi – ha detto – si consegna all’accademia italiana e internazionale una nuova visione delle scienze gastronomiche. Ma ci arriviamo in ritardo, perché i saperi accademici non dialogano a sufficienza con i saperi tradizionali”.

Quindi un duplice annuncio. Innanzitutto quello che “nel settembre 2018 Terra Madre farà convergere a Torino i rappresentanti di mille università del mondo, che saranno chiamate a dialogare con 7mila contadini, allevatori e pescatori, per mettere le basi di una nuova università diffusa”.

E poi quello illustrato dal rettore Andrea Pieroni, ovvero “mettere in cantiere con l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati una iniziativa formativa dei possibili imprenditori del cibo di domani, che riusciranno magari un giorno a realizzare una kofta di carne macinata d’agnello, una dolma di foglie di vite e di tiglio, una baklava di noci, in grado di competere alla pari con il nostro brasato”.

Ciò che a questa inaugurazione potrebbe sorprendere il neofita è infatti che a Pollenzo, nel cuore delle Langhe piemontesi, non si vogliono formare chef stellati o asettici manager di uno snobistico settore di nicchia, bensì “soggetti – ha spiegato il rettore – capaci di indirizzare la società verso un cibo di qualità che rispetti l’ambiente, sostenga la coesione sociale, i valori di giustizia e solidarietà”.

Non a caso a Gentiloni è stata consegnata una lettera firmata da tutta la comunità accademica a favore dello ius soli, “capace – vi si legge – di accendere i motori del futuro di un Paese che sull’incontro delle culture che qui si sono incrociate in migliaia di anni ha fondato la parte migliore della sua storia”.