Violenza sulle donne: autori italiani nel 74% dei casi

Una delle tante manifestazioni contro la violenza sulle donne.
Una delle tante manifestazioni contro la violenza sulle donne. (Foto archivio)

 

 

ROMA. – Maschio, italiano, tra i 30 e i 50 anni, una volta su due marito della vittima. E’ il profilo del femminicida che emerge da un monitoraggio fatto dal ministero della Giustizia sulla base dell’esame di 417 sentenze, rappresentative del 60% dei casi di violenza sulle donne tra il 2012 e il 2016. L’85% di queste vicende, finite sotto la lente dei giudici, sono classificabili come omicidio. Il coltello l’arma più usata, anche perché quella più facilmente reperibile in casa, visto che è nell’abitazione della vittima che si consuma il 35,2% degli omicidi.

I dati che il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, ha riferito alla Commissione parlamentare sul femminicidio in prossimità della Giornata internazionale sulla violenza contro le donne, dicono che l’autore del reato è un uomo nel 98% dei casi, di nazionalità italiana (74,5%), così come specularmente è italiana la maggior parte (77,6%) delle vittime.

L’indagine conferma che le violenze si consumano per lo più nell’ambito di rapporti ‘malati’. Nel 55,8% dei casi, infatti, tra autore e vittima esiste una relazione e guardando più approfonditamente dentro questa percentuale, si scopre che nel 63,8% dei casi vittima e carnefice sono marito e moglie, nel 12% hanno un legame sentimentale in atto; nel 24% vi era comunque stata una relazione – matrimonio, convivenza o fidanzamento – terminata prima dell’omicidio.

“Dati allarmanti” ha rilevato Orlando, a cui si aggiungono quelli di Sos Stalking, che indica in 84 le donne uccise da gennaio a oggi: meno che negli anni precedenti – 120 nel 2015, 115 nel 2016 – ma comunque un’enormità: in media una ogni tre giorni, sottolinea l’associazione, ricordando anche le vittime secondarie di questi crimini, bambini o ragazzi che rimangono orfani di madre o di entrambi i genitori: in questi 11 mesi ce nel sono stati 60, età media fra i 5 e i 14 anni.

Di fronte a questo quadro, l’apparato normativo “appare adeguato”, afferma il ministro, ma “non basta”. Molto c’è da fare sulla prevenzione. L’impiego dei bracciali elettronici per i colpevoli di maltrattamenti, così che non possano muoversi liberamente e avvicinare di nuovo la vittima, per esempio, scarseggia. E qui Orlando bacchetta il ministero degli Interni, cui compete la fornitura di questi strumenti: “Quelli che avevamo alla Giustizia li abbiamo esauriti, l’Interno da un anno e mezzo sta facendo la gara e al momento non ho notizie: il capo della polizia mi ha assicurato tempi certi per chiudere l’iter. Ma forse la competenza dovrebbe passare alla Giustizia, visto che è fortemente connessa all’attività giurisdizionale e all’esecuzione penale. Noi la gara l’avremmo già fatta e finita”.

(di Eva Bosco/ANSA)