Renzi critica i nuovi collegi elettorali. Allarme FI, Pd tranquillizza

Regioni d'Italia
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ROMA. – Il governo trasmette alle Camere il decreto legislativo con i nuovi collegi del Rosatellum 2.0 recependo senza modifiche il lavoro della Commissione tecnica. Ma si aprono subito le critiche a cominciare da quelle di Matteo Renzi, che ironizza sul fatto che il collegio della sua Rignano sia inserito nel collegio plurinominale di Livorno anziché di Firenze. La cosa allarma Forza Italia, tranquillizzata in serata dal Pd.

Martedì prossimo le Commissioni Affari costituzionali di Camera e Senato inizieranno l’esame del decreto che dovrà concludersi con un parere entro il 9 dicembre. E si comincerà con una audizione dell’Istat su cui sono stati lanciati i primi strali per i confini dei collegi. La legge prevede 232 collegi uninominali alla Camera e 116 al Senato; per la parte proporzionale, in cui verranno eletti 386 deputati e 193 senatori la legge stabilisce di accorpare due-tre collegi uninominali per approntare i collegi plurinominali dove vengono eletti 5-6 deputati o senatori.

Per la Camera la legge invitava ad usare i vecchi collegi del Mattarellum del 1993 ma aggiornati al Censimento del 2011. E qui sono cominciati i problemi. Nella relazione di accompagnamento del decreto, il governo spiega di aver recepito senza modifiche le proposte redatte dalla Commissione tecnica di 10 esperti guidati dal presidente dell’Istat Alleva.

“Le soluzioni prescelte sono state valutate dal Governo e, pur avendo individuato in alcune di esse alcuni elementi che si prestano a valutazione diversa da quella effettuata dalla Commissione, ha ritenuto comunque di sottoporre all’esame parlamentare la determinazione dei collegi elettorali che discende dalla proposta della Commissione e su questa base è stato predisposto il presente decreto legislativo”.

Insomma il governo chiarisce che le criticità nascono in ambito tecnico e che lui è estraneo alle scelte. Ovviamente i cambiamenti demografici incidono sia perché alcune Regioni perdono deputati o senatori (per esempio Basilicata, Sardegna o Sicilia occidentale) mentre altre ne guadagnano (es. due in più alla Lombardia), sia perché in 20 anni è mutato il numero di abitati delle diversi città e quindi dei rispettivi collegi. Ma gli elementi più problematici emergono nei collegi plurinominali, quelli per la parte proporzionale, nati dall’accorpamento di due o tre collegi uninominali.

Se ne è fatto portavoce Renzi, che ha ironicamente definito “meraviglioso” l’accorpamento del collegio uninominale della sua Rignano a quello di Livorno anziché a Firenze: “se mi candido a Rignano – ha detto – sono capolista a Livorno”. Ma lo stesso governo, nella sua relazione, indica vari altri esempi in particolare in Toscana, Umbria, Marche e nel Lazio i collegi di Civitavecchia e Viterbo.

Il tutto mette in allarme Fi, visto che si parla di “regioni rosse”. Di qui il monito di Renato Brunetta a non attivare un “mercato delle vacche” per favorire i partiti di maggioranza e ad attestarsi al lavoro della Commissione tecnica. In serata il capogruppo Dem Ettore Rosato tranquillizza Forza Italia: da Renzi solo una “battuta”, ma il Pd “lavorerà sui collegi con gli altri partiti, a cominciare da quelli con cui ha approvato la legge elettorale”.

(di Giovanni Innamorati/ANSA)

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