Sfida centrodestra sulla leadership. Berlusconi rispolvera i comunisti

 

 


ROMA. – Nessun dubbio sul fatto che alle prossime elezioni la coalizione debba andare unita ma nessuno dei tre leader rinuncia ad affermare la volontà di voler guidare il centrodestra. E così l’assemblea di Confapi (le piccole e medie imprese) è l’occasione per accreditarsi in vista delle prossime elezioni mentre a Milano la tre giorni organizzata da Maria Stella Gelmini vede gli industriali (sarà presente Squinzi) tra i protagonisti.

All’invito dei piccoli e medi imprenditori hanno risposto sia Matteo Salvini che Giorgia Meloni mentre Silvio Berlusconi pur non essendo presente fisicamente non ha rinunciato ad una telefonata mandando comunque in sua vece il fidatissimo Gianni Letta. Presenti anche Giulio Tremonti e Vittorio Sgarbi.

Le imprese sono al centro dell’intervento di ogni leader, Meloni li chiama ‘patrioti’, Berlusconi sottolinea come “l’impresa sia il motore dell’economia” e non manca di ricordare il suo passato da imprenditore “costretto a lasciare le sue aziende per mettersi a servizio del Paese”. Più duro Matteo Salvini che non solo bolla lo Stato come “il primo evasore” ma propone, in caso di vittoria del centrodestra, la restituzione di tutti i contributi pubblici presi dalla grandi aziende che poi hanno aperto sedi all’estero: “Se fai così ridammi indietro i soldi”, è l’ammonimento del leader della Lega.

Tutti prospettano la loro ricetta economica che vede come punto in comune la Flat tax anzi, per Meloni deve essere “un provvedimento da fare nei primi giorni di governo”. Certo, il made in Italy è in primo piano, ma l’occasione è anche per rilanciare ognuno la propria proposta politica ed proseguire la sfida a distanza sulla leadership. La presidente di Fratelli d’Italia ne approfitta per ricordare che il prossimo week si terrà il congresso del suo partito e rivendica la ‘primogenitura’ nell’aver chiesto un patto anti inciucio post elettorale: “Per noi vale la parola d’onore ma se si vuole andare dal notaio ci andremo…”dice con una punta di sarcasmo riferendosi alla proposta di Salvini.

Il leader della Lega non raccoglie, ma dal palco dell’auditorium prova a rubare la scena a Silvio Berlusconi che di lì a poco sarà collegato telefonicamente: “Oggi ho scritto qualcosa io – esordisce – ma quando sarò premier prometto di leggere le cose che mi scriveranno i miei collaboratori”. Insomma nessuna intenzione di accettare che il Cavaliere occupi da solo tutta la scena.

Il leader di Fi però non ha dubbi su chi rappresenti la guida del centrodestra forte anche degli ultimi sondaggi che danno il suo partito avanti rispetto al Carroccio (15% gli azzurri, 14,7% la Lega): “Sono sceso di nuovo in campo e lo sarò ancora – avvisa la platea – per evitare che cada in mano a M5s che costituiscono il più grande pericolo”. L’attacco al Movimento Cinque Stelle è ormai uno dei cavalli di battaglia della campagna elettorale del leader di Fi tanto che per Berlusconi i grillini rappresentano un pericolo “maggiore rispetto ai comunisti del 94”. L’ex premier non esita a bollarli come “gente senza arte ne parte, senza esperienza, l’87% dei parlamentari non ha mai lavorato, vivono solo dell’emolumento parlamentare e sono invidiosi del ceto medio, un’invidia – avverte – che diventa odio nei confronti di chi intraprende, degli imprenditori”.

(Di Yasmin Inangiray/ANSA)

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