Progetto Milan in crisi, paga Montella e arriva Gattuso

Montella in conferenza stampa
Vincenzo Montella in conferenza stampa

 


MILANO. – L’allenatore esonerato, il dirigente che gli ha dato la cattiva notizia, e l’allenatore che ne prenderà il posto, tutti a pranzo insieme. L’avventura di Vincenzo Montella al Milan si chiude con immagini e toni pacifici, incluso un augurio di buon lavoro a Rino Gattuso, il terzo di fila promosso dalla panchina della Primavera rossonera alla prima squadra.

Ora all’ex mediano spetta il duro compito di far decollare la squadra (9 punti in meno rispetto a un anno fa), dimostrando che il problema era la guida tecnica e non gli acquisti costosi (230 milioni di euro) ma poco incisivi, che hanno aumentato le perplessità sulle strategie della proprietà cinese, già al centro di dubbi per la solidità di Li Yonghong.

Perdendo uno scontro diretto dopo l’altro, è diventato una chimera l’obiettivo dichiarato, la qualificazione alla Champions, senza la quale servirà una cessione eccellente, come previsto anche dal business plan presentato alla Uefa per ottenere un voluntary agreement che difficilmente sarà accettato.

Dopo aver accantonato l’idea dell’esonero almeno un paio di volte negli ultimi due mesi, l’ad Marco Fassone e il ds Massimiliano Mirabelli alla luce dello 0-0 con il Torino hanno deciso di allertare Gattuso. Nella notte un confronto con la proprietà, poi la svolta, che sarebbe stata annunciata da Mirabelli a Montella a Milanello, poco prima dell’allenamento in programma alle 11, guidato dal nuovo preparatore atletico Innaurato, appena scelto per sostituire il fedele Marra, che il tecnico ha dovuto sacrificare dopo il ko con la Sampdoria.

Esulta Bacca (“Dio può ritardare ma non dimentica mai”) che non ha legato con l’allenatore finendo al Villareal in estate, e sorride più di un rossonero. Altri giocatori sono più perplessi. Dal canto suo Montella è apparso tranquillo come chi non ha rimpianti, si è tolto la soddisfazione di vincere la Supercoppa e riportare il Milan in Europa.

Forse subito dopo il rinnovo fino al 2019, firmato in estate, si era reso conto che sarebbe servito tempo per la rinascita rossonera. “Si sono alzate troppo le aspettative all’inizio ma sulla parte tecnica è soltanto colpa mia”, ha ammesso, “dispiaciuto per la tempistica perché la squadra mi seguiva, stava crescendo”.

Nel suo congedo l’ex attaccante ha ringraziato Fassone e Mirabelli per l’opportunità e il sostegno, ha salutato la squadra (e si è chiarito con Bonaventura all’indomani dello screzio di San Siro), raccomandando ai giocatori di “dare il massimo supporto a Rino, “un amico, una persona leale, di cui ci si può fidare: gli auguro di riportare il Milan dove merita”.

Alla guida del Milan cinese c’è dunque un’icona del Milan di Berlusconi (come Seedorf, Inzaghi e Brocchi), che ha subito fatto “una lunga, affettuosa e cordiale telefonata” con il suo “vecchio guerriero” Gattuso. Alla sua prima esperienza su una panchina di Serie A dopo quelle non esaltanti con Sion, Palermo, Ofi Creta, Pisa e quattro mesi sorprendenti alla guida della Primavera del Milan, dal quarantenne ex mediano ci si attende soprattutto una scossa emotiva. Soprattutto con quei giocatori che stanno rendendo ben al di sotto delle attese.

Settimo allenatore rossonero in tre anni, Gattuso ha trascorso il pomeriggio a Milanello con Mirabelli. Domani la presentazione servirà a capire anche se ha in mente novità tattiche. Il debutto è sulla carta il più facile possibile, ma nell’appuntamento di domenica a mezzogiorno c’è il rischio di passare alla storia concedendo al Benevento il suo primo punto in Serie A.

(di Paolo Cappelleri/Ansa)

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