Nasce il Mondiale senza l’Italia. Putin: “E’ l’ora della Russia”

Vladimir Putin (D) e il presidente della FIFA Gianni Infantino. EPA/SERGEI CHIRIKOV
Vista del quadro generale del Mondiale di calcio dal 14 giugno al 15 luglio 2018 in Russia. EPA/SERGEI CHIRIKOV

 


MOSCA. – La prima neve dell’anno imbianca la Piazza Rossa, le guglie di San Basilio e le mura del Cremlino: cartolina perfetta, manco farlo apposta, per accogliere a Mosca il bel mondo del calcio nel momento che conta. Il sorteggio finale, senza l’Italia. L’attesa per sapere di che vita dovranno vivere le 32 nazionali qualificate al mondiale russo. Vladimir Putin sale sul palco del Palazzo di Stato e si dice “orgoglioso: il calcio ha girato il mondo, ora tocca a noi. Faremo di tutto perché questa Coppa del Mondo sia la festa dello sport”.

Le immagini a quel punto esplodono sui mega-schermi e la diretta tv consegna al mondo un ‘countdown’ che parte dalla stazione spaziale, tanto per ricordare a tutti chi ci è andato per primo, nello spazio. Lo sport, si sa, è lo specchio delle vicende umane – politica compresa – e lo zar punta a fare del mondiale uno strumento per rinforzare il soft-power della Russia. Puntando ad esempio sulla famosa “ospitalità” che il popolo russo “riserva agli amici”.

Lo show d’introduzione – un mix musicale di Alsou, la cantante d’opera Ildar Abdrazakov e la tv star russa Larisa Dolina, il tutto seguito dai balli tradizionali della compagnia Igor Moiseyev – ha presto lasciato spazio al rito del sorteggio vero e proprio presentato da Gary Lineker – ex stella della nazionale inglese – e dalla giornalista russa Maria Komandnaya.

A pescare le palline e determinare il fato delle squadre otto leggende del calcio tra cui il russo Nikita Simonyan, il brasiliano Cafù, Maradona e il nostro Fabio Cannavaro. “È bello avere un po’ d’Italia in questo mondiale”, la presa in giro di Lineker nel corso del sorteggio. Una battuta inevitabile – come quella riservata al ‘Pibe de Oro’, “sei sempre stato bravo con le mani”, proprio all’inizio della cerimonia – ma che brucia comunque.

La sorte alla fine consegna alla Russia un esordio facile con l’Arabia Saudita: il ‘derby del greggio’ si terrà 14 giugno alle 18 a Mosca presso l’interamente restaurato stadio Luzhniki. Il giorno dopo, alle 21:00 a Sochi, sarà la volta invece dell’unico vero colpo di scena della serata. Ovvero Portogallo-Spagna. Che, messe insieme insieme al Marocco e all’Iran, si candidano a diventar padrone del gruppo B. Quindi giù, a rotta di collo, come sempre, sino alla finale del 15 luglio, di nuovo a Mosca.

Nel mezzo il mondiale toccherà 11 città della Russia: l’enclave di Kaliningrad, la capitale degli Urali Ekaterinburg, la tatara Kazan, Nizhny Novogord, Rostov sul Don, San Pietroburgo, Samara, Saransk, Sochi e Volgograd. Un’occasione unica per le province russe, di norma ‘schiacciate’ dal peso di Mosca e San Pietroburgo, di farsi conoscere e – soprattutto – far incetta di turismo.

“Chi verrà qui scoprirà che la Russia è un paese accogliente”, ha detto Gianni Infantino a inizio serata. Il presidente della Fifa nel pomeriggio ha peraltro chiarito che il mondiale non rischia nulla dal braccio di ferro ormai conclamato tra il Comitato Olimpico Internazionale e Mosca sul doping. “I test qui sono stati fatti da un’organizzazione non russa, sono stati negativi, il processo continuerà: se ci saranno violazioni delle regole anti-doping allora ci saranno anche le sanzioni”, ha precisato.

Il vice premier con delega allo Sport Vitaly Mutko dal canto suo ha tuonato che per quanto riguarda la nazionale di calcio “non ci sono state e non ci sono ‘macchinazioni'” sul doping mentre non sono mancati tentativi di coinvolgerla. E buttare tutto in politica, per l’appunto. Ma ormai è tardi. Il mondiale russo da oggi prende il largo.

(di Mattia Bernardo Bagnoli/ANSA)

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