Pisapia alza la posta con il Pd: “Il nodo sono Ius soli e biotestamento”

Intesa a sinistra, Pisapia leader per alternativa a Pd
Intesa a sinistra, Giuliano Pisapia 

 

 


ROMA. – Giuliano Pisapia smentisce le ricostruzioni giornalistiche secondo cui avrebbe già raggiunto l’accordo con il Pd. Anzi, alza la posta chiedendo ai dem la calendarizzazione dello ius soli, già domani, come condizione per proseguire il confronto. E su questo tema lancia una campagna sui social con tanto di slogan “”Portiamo l’Italia in Aula. Calendarizzate lo ius soli”.

“Al Partito Democratico – precisa l’ex Sindaco di Milano – abbiamo anche chiesto il massimo impegno per calendarizzare la legge sul biotestamento e lo Ius Soli, norme di semplice buon senso etico e giuridico che per noi rappresentano anche lo spartiacque tra chi vuole stare con il centrosinistra in difesa dei diritti e chi invece con la destra retrograda e xenofoba”.

Sempre legata a quanto deciderà la conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama, è la polemica sul ruolo del Presidente Pietro Grasso, fresco di incoronazione come leader di Liberi e Uguali. Prima una serie di indiscrezioni giornalistiche, poi l’azzurro Renato Brunetta, hanno adombrato l’ipotesi che l’ex magistrato metterà all’ordine del giorno dei lavori d’aula lo ius soli e il biotestamento.

Ma prima la legge sulla cittadinanza, quindi quella sul fine vita, allo scopo, attacca Brunetta “di fare l’ennesimo dispetto al Partito democratico e a Renzi”. Grasso, capendo l’antifona, si tira fuori da ogni polemica facendo sapere che, “come sanno tutti i senatori”, non è lui a decidere il calendario: “In capigruppo – ricordano fonti a lui vicine – egli fa solo una proposta di calendario, che può essere modificata e integrata dai presidenti dei gruppi e viene poi approvata a maggioranza. Eventuali richieste di variazione vengono proposte e votate successivamente dall’Aula”.

Ma fuori dai palazzi romani, il clima è ormai da campagna elettorale. Renzi, all’indomani dello scontro con Liberi e Uguali, parla di una “battaglia all’ultimo voto”. E a un anno esatto dalla sconfitta al referendum costituzionale, rilancia con forza il ruolo che potrà avere il cosiddetto “popolo del sì”, contrapposto “all’accozzaglia”, così venne definito il fronte che poi bocciò le riforme della Carta.

“Anche una piccola percentuale farà la differenza. Gli altri – osserva il segretario del Pd – non saranno infatti tutti insieme coalizzati, come al referendum. Abbiamo bisogno più di prima dell’impegno personale di quel Popolo del Sì, che con il 41% ha perso il referendum ma sarà decisivo per cambiare l’Italia”.

Da sinistra arrivano le parole molto nette della Presidente della Camera, Laura Boldrini, sul tema del lavoro, che fanno pensare a molti ad un suo avvicinamento alla nuova formazione guidata da Pietro Grasso. Come più volte ha chiarito, ogni decisione verrà assunta dopo l’approvazione della manovra. Tuttavia, ospitando la presentazione del volume di Gad Lerner, “Concetta, una storia operaia”, Boldrini ha pronunciato un discorso che è sembrato complementare a quelli ascoltati all’Atlantico Live, per i toni e i contenuti.

“La questione del lavoro – ha esclamato tra gli applausi – è realmente una urgenza democratica, perché mina alla base la fiducia stessa nella democrazia. Cosa me ne faccio della democrazia, se non dà da mangiare a me e ai miei figli? Con i lavoretti ed i frammenti di salario non si organizza una vita. Il lavoro umiliato o mancante – ha affondato Boldrini – origina la profonda crisi nel rapporto tra i cittadini e le istituzioni”.

(di Marcello Campo/ANSA)

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