L’Ecofin vara prima lista dei paradisi fiscali, sono 17

Due attori posano in una scena di 'Tax Haven' contro i paradisi fiscali. EPA/STEPHANIE LECOCQ
Due attori posano in una scena di ‘Tax Haven’ contro i paradisi fiscali. EPA/STEPHANIE LECOCQ

 

 


BRUXELLES. – Spinta dai continui scandali fiscali che hanno lasciato sempre più indignata l’opinione pubblica, l’Unione europea ha deciso di fare ciò che non aveva mai osato finora: compilare una lista dei ‘paradisi fiscali’, cioè quelle giurisdizioni che favoriscono l’evasione ai danni dei cittadini di tutto il mondo. Nella speranza che, esponendoli alla pubblica gogna e forse anche al rischio di future sanzioni, comincino a collaborare con le autorità fiscali europee smettendo di aiutare gli evasori.

“Il processo non si ferma qui, ora dobbiamo aumentare la pressione”, ha detto il commissario agli affari economici Pierre Moscovici. I ‘paradisi’ individuati dalla Ue sono 17: Samoa e Samoa americane, Bahrain, Barbados, Grenada, Guam, Corea del Sud, Macao, isole Marshall, Mongolia, Namibia, Palau, Panama, Santa Lucia, Trinidad e Tobago, Tunisia, Emirati Arabi.

Altri 47 sono invece stati inseriti in una ‘lista grigia’, perché si sono impegnati a cooperare. Ci sono, tra gli altri, anche Svizzera, Turchia, San Marino, Andorra, le Cayman, Jersey e Bermuda.

La Ue aveva cominciato dieci mesi fa a valutare i Paesi da inserire nell’elenco. Si partiva da una lista di oltre 90 nomi, da analizzare applicando i criteri individuati dalla Commissione europea: trasparenza, equa tassazione e attuazione degli standard Ocse sullo spostamento dei profitti (BEPS).

Lo screening è stato fatto da esperti nazionali, che a gennaio scorso inviarono a tutti una lettera per informarli dell’avvio del processo. Ad ottobre, ne hanno inviata un’altra per informare chi sarebbe finito accusato per favoreggiamento dell’evasione. Alcuni si sono quindi impegnati a collaborare entro l’anno, e sono così stati depennati. Solo in 17 non hanno manifestato alcun ‘pentimento’.

Per loro, scatteranno per ora le ‘sanzioni amministrative’ decise dall’Ecofin: gli Stati membri potranno cioè decidere di aumentare il monitoraggio, fissare ritenute d’acconto, e nessun fondo europeo potrà essere utilizzato da società che hanno sede in quei Paesi. Per Moscovici bisogna ora lavorare a sanzioni vere, e soprattutto assicurarsi che i 47 della lista grigia facciano quanto promesso. Stessa preoccupazione di Oxfam, che voleva “sin da subito una blacklist Ue più lunga” e che non escludesse i Paesi Ue, perché secondo l’ong almeno 4 “consentono oggi a grandi corporation di minimizzare il proprio carico fiscale”.

Archiviata la black list, si passa ora al lavoro sulla riforma dell’Unione economica e monetaria (EMU). La Commissione ha finalizzato il documento che illustra le prossime tappe, cercando un difficile equilibrio tra Nord e Sud, socialisti e popolari, austerità e crescita. Ci sarà la linea di bilancio dell’Eurozona che voleva Macron, e l’incorporamento delle regole di bilancio del Fiscal Compact nei Trattati, come segale ai rigoristi. Ma per accontentare i Paesi del Sud, il fondo salva-Stati Esm aprirà un ‘paracadute’ sul salva-banche, e diventerà anche un Fondo monetario Ue, pronto a intervenire in caso di choc economici o per aiutare gli investimenti.

(di Chiara De Felice/ANSA)