Strategia M5S, il programma guarderà a destra e sinistra

Di Maio
Luigi Di Maio durante un'intervista sul palco in occasione dell'evento organizzato dal M5s: Italia 5 Stelle, Rimini, 24 settembre 2017. ANSA/ALESSANDRO DI MEO
Di Maio
Luigi Di Maio durante un’intervista sul palco in occasione dell’evento organizzato dal M5s: Italia 5 Stelle, Rimini, 24 settembre 2017.
ANSA/ALESSANDRO DI MEO

 

 


ROMA. – Uno spettro di punti prioritari, già votati su Rousseau e da presentare prima al Quirinale e poi alle Camere: la strategia del M5S, in caso arrivi primo alle Politiche, e a dispetto del dibattito sui potenziali alleati, è soprattutto questa. “Non facciamo alleanze con nessuno, il nostro obiettivo è avere i numeri per il governo”, sono le parole con cui Luigi Di Maio nega una possibile convergenza con la nuova forza di sinistra capitanata da Pietro Grasso.

Eppure uno spiraglio di dialogo post-voto c’è, deve esserci per presentarsi al Colle con qualche fiche in tasca per l’incarico ed è, in fondo, lo stesso Di Maio a citarlo: “se non avremo i numeri ci rivolgeremo con trasparenza a tutte le forze politiche seguendo la prassi costituzionale”. Parole che, di riflesso, vedono d’accordo uno dei leader della sinistra, Roberto Speranza: “tra noi e il M5S ci sono distanze enormi”, spiega.

E su ius soli, in parte sull’articolo 18 e, soprattutto, sull’immigrazione, le distanze in effetti ci sono. Il contesto delle ultime settimane ha però registrato un certo “avvicinamento tematico” tra i 5 Stelle e la sinistra che vede, in primo piano, l’atteggiamento su biotestamento e Rosatellum. E, sia in Sicilia sia ad Ostia, la convergenza da tematica si è fatta elettorale.

Parlare anche solo di convergenze, al momento, tuttavia è impossibile. “Fa male al nostro elettorato”, spiega un parlamentare M5S. Anche perché la strategia dei vertici è ben diversa, ed è quella di un programma “post-ideologico” che, di fatto, catturi l’attenzione a destra e sinistra, propugnando ad esempio l’abolizione della legge Fornero. E con particolare attenzione al Nord, dove Di Maio ha basato buona parte dell’inizio del suo rally, assicurando imprese grandi e piccole su un programma fiscale choc.

E con un timore, che sembra filtrare tra qualche deputato: quello che la sinistra di Grasso tolga voti, in alcune Regioni, proprio al Movimento. Ma sulla “direzione” che prenderà il Movimento i vertici sono inflessibili: le priorità che Di Maio potrebbe presentare alle Camere sono “condivisibili da tutti”, si spiega nel M5S.

E ad aiutare la strategia dei vertici ci sono anche i voti online sul programma: quello sulle riforme, ad esempio, vede fuori dal podio delle priorità i referendum obbligatori sulla modifica dei Trattati Ue, tema poco trasversale a livello parlamentare. Ad animare il dibattito, nei corridoi parlamentari, non solo le alleanze ma le regole per le parlamentarie.

Regole che non sembra arrivino a stretto giro e sulle quali diversi esponenti cominciano a mostrare una certa impazienza. “Prima dello scioglimento delle Camere le parlamentarie non si faranno”, avverte Di Maio. Tentando di spegnere sul nascere un malumore interno che, con l’avvicinarsi di gennaio, rischia di farsi rumoroso.

(di Michele Esposito e Francesca Chiri/ANSA)

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