Le riforme dell’Ue, dal ministro del Tesoro alla conferma del Fiscal Compact

Bandiere dell'Europa al vento. Ue
Bandiere dell'Europa al vento. (Lapresse)

 

 


BRUXELLES. – Tra l’attuale immobilismo della Germania, e l’iperattivismo della Francia, la Commissione europea sceglie di stare nel mezzo. La sua proposta di riforma dell’Unione economica e monetaria (EMU) non è né una fuga in avanti né una replica dei piani precedenti, ma un passo intermedio pensato per guadagnare consensi più facilmente.

Ci sono elementi non controversi, come la nascita del Fondo monetario europeo, quelli che saranno giudicati poco ambiziosi, come una linea di bilancio dedicata per l’Eurozona, e quelli che saranno apertamente osteggiati, cioè l’inglobamento del Fiscal Compact nella legislazione Ue. Sgradito sia a chi è contro, come l’Italia, sia a chi l’ha voluto, cioè la Germania, perché istituzionalizzerebbe anche la flessibilità.

Il piano, a cui ha lavorato personalmente il presidente Jean Claude Juncker, è diviso in due orizzonti temporali. A breve termine, cioè entro il 2019, fine della legislatura, Bruxelles vuole vedere la trasformazione del fondo salva-Stati Esm in Fondo monetario Ue. Non si occuperà solo di salvare gli Stati ma anche di fare da paracadute al fondo salva-banche (SRF) e di intervenire, in caso di choc economici ‘asimmetrici’, a proteggere gli investimenti nei Paesi più colpiti. E le decisioni saranno prese a maggioranza, non all’unanimità come adesso.

Sempre entro il 2019 dovrebbe nascere, dal bilancio Ue, una linea dedicata all’Eurozona: servirà a sostenere le riforme strutturali dei Governi attraverso un budget ampliato a 300 milioni di euro per lo strumento già esistente di sostegno alle riforme, più uno nuovo che attingerà a un fondo di riserva, ma solo per riforme concordate all’interno del Semestre europeo. “Non porterà a trasferimenti permanenti di fondi tra Stati”, e “sarà disponibile solo se gli Stati rispetteranno una serie di condizioni, in particolare sui conti pubblici”, precisa il commissario agli affari economici Pierre Moscovici.

Infine, il Fiscal Compact sarà incorporato nei Trattati: una scelta che lo renderà definitivo, perché su tutte le sue disposizioni, parametri di bilancio e flessibilità, vigilerà la Corte di Giustizia Ue. “Gli Stati si erano già impegnati a farlo quando lo siglarono”, chiarisce il vicepresidente Valdis Dombrovkis, smorzando le polemiche sul nascere.

A dopo il 2020 viene invece lasciata la nascita del superministro del Tesoro, che sarà sia vicepresidente della Commissione che capo dell’Eurogruppo, e quindi del Fondo monetario Ue. Il piano comincerà ad essere esaminato dai leader nell’Eurosummit del 15 dicembre.

Critici i socialisti. “Non risponde fino in fondo alle nostre aspettative di cambiamento”, e “preoccupa” l’idea sul Fiscal Compact, ha detto il capogruppo socialista al Parlamento Ue Gianni Pittella. Soddisfatto invece il Ppe, secondo cui questo aspetto “garantirà che le norme in materia di spesa e di deficit tutelino il nostro popolo dalle crisi future”. Il segretario generale dei sindacati Ue, Luca Visentini, chiede infine di accelerare le riforme perché “l’EMU è incompleta”.

(di Chiara De Felice/ANSA)