Legge elettorale: il 12 dicembre Rosatellum all’esame della Consulta

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Il tabellone elettronico dopo la votazione sulla fiducia che il governo ha posto sul primo dei cinque articoli di cui si compone la legge elettorale, Aula della Camera, Roma, 11 ottobre 2017. ANSA/ALESSANDRO DI MEO
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Il tabellone elettronico dopo la votazione sulla fiducia che il governo ha posto sul primo dei cinque articoli di cui si compone la legge elettorale, Aula della Camera, Roma, 11 ottobre 2017.
ANSA/ALESSANDRO DI MEO

ROMA. – Mentre la politica si divide sulle modifiche ai collegi elettorali, per il Rosatellum sta per arrivare il primo banco di prova. La settimana prossima, esattamente il 12, la legge elettorale finirà sotto esame della Corte Costituzionale.

A differenza di quanto accaduto prima con il Porcellum e poi con l’Italicum, stavolta non sono stati Cassazione e giudici di merito a investire la Consulta. Ma il Codacons, alcuni parlamentari e i capigruppo dei Cinquestelle a Camera e Senato.

E in discussione non c’è il contenuto delle nuove regole, ma il modo in cui sono state approvate, con il ricorso alla fiducia da parte del governo. Una procedura che, comprimendo il dibattito parlamentare, avrebbe violato le prerogative costituzionali di deputati e senatori e dell’intero corpo elettorale.

E’ questo il tema comune ai quattro conflitti di attribuzioni tra poteri dello Stato, che sono sul tavolo della Consulta: due sulla nuova legge, due sull’Italicum. Quello del Codacons contro il governo, quelli dei parlamentari contro le Camere. Il 12 i giudici costituzionali dovranno stabilire se i quattro ricorsi sono ammissibili. E cioè se chi li ha presentati rappresenta effettivamente un potere dello Stato e se esiste realmente la materia del conflitto.

Questioni che sono tutt’altro che pacifiche e che stanno già dividendo i giuristi: la spaccatura è tra chi, come Paolo Maddalena che della Corte costituzionale è stato vice presidente, ritiene che il ricorso vada senz’altro accolto in considerazione dell’entità della “ferita inferta dalla legge elettorale alla sovranità del popolo”; e chi, come Stefano Ceccanti, pensa invece che il conflitto non si possa configurare sostenendo che i regolamenti parlamentari non prevedono la legge elettorale tra le materie per cui è esclusa la fiducia.

Solo se la Corte dovesse ritenere che i termini per un conflitto ci sono, potrà poi entrare nel merito delle doglianze. Con rischi che potrebbero essere peggiori di una pronuncia di incostituzionalità, che in genere investe singole norme. I ricorsi presentati dai Cinquestelle, mettendo in discussione la procedura di approvazione prima dell’Italicum e poi del Rosatellum, avvenuta in tutti e due i casi con il ricorso alla fiducia, chiedono infatti una decisione tranciante con “l’annullamento degli atti impugnati”. Perchè sia l’articolo 72 della Costituzione sia i regolamenti parlamentari escluderebbero la facoltà per il governo di porre la fiducia.

(di Sandra Fischetti/ANSA)

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