Prodi incoraggia la coalizione. Renzi: “No alle ammucchiate”

Romano Prodi e Piero Fassino.
Romano Prodi e Piero Fassino.

 


ROMA. – “Preferisco la chiarezza di dire che ognuno si presenta con la sua linea alle ammucchiate”. Il giorno dopo, Matteo Renzi dice chiaro e tondo che lui tira dritto: andrà avanti senza Giuliano Pisapia e senza Angelino Alfano, con “una lista centrista e una di sinistra alleate”, spiega. E rivendica la rottura con Massimo D’Alema e Liberi e uguali: “La gente lo capisce, con tutto quello che mi hanno detto dietro e davanti…”.

Nel Pd l’atmosfera è molto tesa, la minoranza chiede di convocare la direzione, che potrebbe riunirsi il 18, per una “riflessione”. Ma ad aiutare il lavoro Dem per una coalizione arrivano le parole di Romano Prodi, da padre nobile e “collante”: “Il processo è importante e utile, va avanti”.

Prodi parla in mattinata e osserva con amarezza il passo indietro di Pisapia: “Non è stata una defezione, ha concluso che non era cosa” per lui, dichiara il Professore. “Non tutte le frittate finiscono con il venir bene…”, aggiunge. E, con quella che suona come una critica a Renzi, invita al lavoro paziente di tessitura: è più utile un programma di 400 pagine come quello dell’Ulivo, delle “140 lettere” di un tweet. Ora, sottolinea l’ex premier, si dovrebbe “ricominciare daccapo”.

Personalmente, afferma chi gli è vicino, non intende scendere in campo alla testa di una lista, ma spinge il lavoro per le alleanze di centrosinistra, anche in vista del dopo elezioni, perché si tenga uno spiraglio aperto a una ricucitura. Forte di questo “incoraggiamento”, Piero Fassino, dopo aver incontrato Prodi, prosegue la tessitura della coalizione con “ulivisti” come Arturo Parisi e Giulio Santagata, un “pisapiano” come Luigi Manconi, con Pier Ferdinando Casini, che promuove con Beatrice Lorenzin la “gamba” centrista, oltre che con il socialista Riccardo Nencini e Angelo Bonelli, che ha incassato il sì dei Verdi all’alleanza.

E’ la prova, dicono al Nazareno, che si va avanti. Renzi auspica che aderisca anche +Europa di Emma Bonino: il Pd presenta un emendamento alla manovra per ridurre di un quarto le firme per presentare le liste, raccogliendo una sollecitazione che a Palazzo Chigi Riccardo Magi e Benedetto Della Vedova rivolgono anche a Gentiloni. Solo dopo il taglio, dichiarano, diranno se si alleano.

Per coprirsi a sinistra e attrarre un pezzo di Campo progressista, il Pd conferma anche l’impegno a portare in Aula, oltre al biotestamento, lo ius soli: “Chi l’ha detto che non si fa?”, dice il ministro Marco Minniti. Tra i Dem c’è chi spinge perché il testo venga portato in Aula al Senato giovedì, in un estremo tentativo di recuperare Cp, ma – notano al Senato – i numeri non ci sono: la fiducia è insostenibile.

La minoranza Dem però non nasconde la preoccupazione e incalza chiedendo la convocazione della direzione: “Una coalizione meno ampia è meno forte, il Pd deve prendersi il tempo di riflettere, siamo in una fase del tutto nuova”, dice Andrea Orlando.

A preoccupare i renziani sono altri passaggi che promettono di alzare la tensione: il prossimo annuncio di Laura Boldrini di adesione a Liberi e uguali e l’audizione di Federico Ghizzoni su banca Etruria. Ma Renzi, che conclude oggi il tour in treno, guarda già oltre, alle “cose concrete” che contrappone a temi come le alleanze. E sulle banche torna a difendere Boschi ribadendo che chi ha sbagliato deve pagare.

Alla fine – è la convinzione – la chiarezza, anche quella del passo indietro di Alfano, pagherà. E così Renzi lancia già proposte da campagna elettorale: estendere l’Ape, ridurre le commissioni sulle carte di credito e un intervento fiscale con la possibilità di “scaricare tutto”, accompagnata a una tregua fiscale per i piccoli contribuenti.

(di Serenella Mattera/ANSA)

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