Cosmo Skymed, gli “occhi radar” sulla Terra

Cosmo Skymed, gli 'occhi radar' sulla Terra
Cosmo Skymed, gli ‘occhi radar’ sulla Terra

 


ROMA. – Lo spostamento del suolo provocati dai terremoti, il controllo di frane, alluvioni e incendi, insieme alla sorveglianza di coste e porti a fini di sicurezza nazionale: sono i principali obiettivi sui quali sono puntati i radar dei quattro satelliti Cosmo SkyMed attualmente operativi, il primo dei quali è stato lanciato nel giugno 2007.

Cosmo SkyMed è la prima costellazione di satelliti radar ad apertura sintetica (Sar) in banda X e per questo attivi giorno e notte e in ogni condizione meteorologica. E’ una tecnologia che ha permesso al nostro Paese di affermarsi come leader del settore. I radar in banda X fanno parte, infatti, della grande tradizione italiana nei radar sviluppata nel secondo dopoguerra.

Altre caratteristiche della prima generazione dei satelliti Cosmo-SkyMed sono l’alta risoluzione spaziale, nell’ordine del metro, e l’alta frequenza, che a intervalli di otto ore permette di avere immagini aggiornate dello stesso sito. Lanciati fra il 2007 e il 2010, tutti e quattro i satelliti della prima generazione sono ancora attivi, sebbene abbiano superato di gran lunga i cinque anni previsti per la loro vita operativa.

Nel frattempo si preparano i quattro satelliti della seconda generazione che dovranno sostituirli e che, ha detto il presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana (Asi), Roberto Battiston, “saranno più piccoli e più efficaci”. Il lancio del primo è previsto nel dicembre 2018 e quello del secondo nel 2019.

La terza generazione, per la quale si punta ad avere prestazioni ancora superiori, potrebbe vedere la luce attraverso il progetto Platino (Mini Piattaforma spaziale ad Alta Tecnologia), finanziato dalla Legge di Stabilità 2016 con un milione di euro per la prima fase, tesa a costruire architetture di cordate industriali interessate, e 100 milioni per la seconda fase, dedicata agli studi preparatori. L’obiettivo è permettere alle industrie italiane di sviluppare tecnologie nazionali per satelliti del peso di circa 150 chilogrammi.