Manovra: contratti a tempo più brevi, tetto a 24 mesi

Manovra:contratti tempo più brevi
Manovra:contratti tempo più brevi

 

 


ROMA. – Intesa nella maggioranza sul fronte del lavoro: i contratti a termine potranno durare al massimo 24 mesi contro i 36 attuali. La proposta, condivisa da vari gruppi parlamentari, e portata avanti dal Pd, che ha presentato un emendamento in commissione Bilancio, ha incassato il disco verde anche da parte del governo, nonostante i malumori di Confindustria.

E già domani l’Esecutivo potrebbe presentare l’emendamento sull’Ape social, recependo l’ultima tranche dell’accordo, parziale, con i sindacati, così come non è escluso che arrivi anche il via libera per la proroga di Opzione donna. “I risparmi ci sono – ha assicurato il ministro Giuliano Poletti – e gli argomenti sono essenzialmente quelli riferiti al documento che avevamo presentato ai sindacati”. Il che vuol dire allargamento dell’Ape social alle nuove categorie dei lavori gravosi e maggiori ‘sconti’ alle donne.

Nulla da fare invece per quanto riguarda l’aumento delle indennità nei casi di licenziamenti illegittimi: la proposta che ha già registrato la contrarietà del governo non dovrebbe avere chance di essere approvata. Le priorità individuate dai partiti sono tantissime, come testimonia il numero dei cosiddetti ‘emendamenti segnalati’ che sono lievitati da 800 a 1.000 in pochi giorni, ma banche, web tax e enti locali sono i cantieri certamente aperti e sui cui è molto probabile che qualche ritocco arrivi.

Nel primo caso, secondo quanto viene riferito da fonti di governo, si punta ad incrementare le risorse del Fondo di ristoro dei risparmiatori così come si sta ragionando sul ruolo dell’arbitro e dell’Autorità anticorruzione. Lavori in corso anche per quanto riguarda l’economia digitale: nel giorno in cui Facebook annuncia di voler far sì che i ricavi dei servizi pubblicitari siano tassati nel Paese in cui vengono venduti, non è ancora stato sciolto il nodo delle modifiche alla tassa introdotta in Senato e che vuole colpire proprio i colossi dell’online.

Resta in campo l’ambizione di estenderne la portata all’e-commerce e di modificare l’aliquota (attualmente al 6%), mentre si allontana l’ipotesi di anticiparne l’entrata in vigore a inizio 2018: l’avvio potrebbe essere fissato a metà anno o restare al 2019 così come previsto.

“In sede di legge di Bilancio – assicura comunque il relatore al ddl Francesco Boccia – ci adopereremo per dare maggiori strumenti per accertare la stabile organizzazione di quelle multinazionali del web che continuando ad eludere il fisco italiano”.

Domani intanto è previsto l’avvio delle votazioni in commissione Bilancio e, stando agli accordi, si dovrebbe partire dagli enti locali. Difficile però immaginare che si riescano a reperire tutte le risorse che Regioni, province e comuni chiedono: l’obiettivo è fare un po’ di cassa con la lotta all’evasione dei carburanti che potrebbe garantire un ‘tesoretto’ da almeno 200milioni.

In vista della maratona dei prossimi giorni, che dovrebbe chiudersi con l’approdo del testo in Aula la prossima settimana, rispunta anche la polemica su Flixbus, la società di pullman low cost che alcuni emendamenti presentati da “una brigata multipartisan” puntano a far fuori, mette in evidenza il presidente della commissione Affari Costituzionali di Montecitorio Andrea Mazziotti, che tra l’altro ha firmato un emendamento per correggere le norme sul diritto d’autore previste dal decreto fiscale e che però secondo l’Antitrust hanno messo fine al monopolio Siae “solo parzialmente”.

(Di Chiara Scalise/ANSA)