Da auto autonome a telemedicina, il futuro con le reti 5G

 

 

ROMA. – Operazioni chirurgiche a distanza, escavatrici controllate da remoto, auto che si guidano da sole dialogando con semafori, pedoni e altri veicoli: è la rivoluzione hi-tech abilitata dal 5G, le reti mobili di quinta generazione che vedono l’Italia tra i Paesi apripista, con le sperimentazioni che dal 2018 coinvolgeranno Milano (Vodafone), Prato e l’Aquila (WindTre), Bari e Matera (Tim).

“Grazie al ministero dello Sviluppo economico che ha messo a disposizione le frequenze per la sperimentazione, l’Italia è tra i Paesi di testa ed è in condizione di lanciare i sevizi commerciali 5G già nel 2019”, in linea con il quadro mondiale, spiega Enrico Salvatori, presidente per l’Europa di Qualcomm, azienda coinvolta nei test italiani.

A differenza delle reti 4G, in cui l’Europa si è mossa in ritardo di due anni rispetto agli Stati Uniti, per il 5G l’Ue è nella ‘top five’ dei mercati dopo Usa e Cina, Giappone e Corea. Ci sono quindi le condizioni perché le infrastrutture arrivino subito dando modo all’industria di svilupparsi. C’è però una ‘roadmap’ da seguire, sottolinea Salvatori in un incontro a margine degli Stati generali delle Tlc. A cominciare dall’asta per le frequenze, che in Italia si terrà nel 2018.

Gli operatori dovranno comprare le frequenze e creare la rete. Nokia, Ericsson e Huawei costruiranno l’infrastruttura, che secondo il sottosegretario al Mise con delega alle Comunicazioni, Antonello Giacomelli, dovrebbe essere unica, “avviando un dialogo per unire gli sforzi”. Solo a questo punto sul mercato potranno arrivare smartphone, tablet e altri dispositivi con cui sfruttare le nuove reti.

Le applicazioni, osserva Salvatori, sono molteplici. Il 5G, con 10 Gigabit al secondo di velocità contro 1 Giga del 4G, apre la strada a una serie di app e servizi che richiedono una banda più larga, dalla realtà virtuale all’intelligenza artificiale fino ai video in altissima risoluzione (4K).

Se il 4G ha connesso principalmente gli essere umani, il 5G connetterà le cose: secondo un recente rapporto di Ericsson, nel 2023 saranno 20 miliardi gli oggetti in rete. “Quando avremo gli oggetti connessi, la domanda di sicurezza esploderà”, evidenzia il manager del colosso Usa dei chip.

Occorrerà blindare la casa iperconnessa, ad esempio, così come il software che controlla le auto che si guidano da sole. Per le auto autonome, così come per i servizi di emergenza o la telemedicina, è fondamentale anche l’affidabilità, una partita che si gioca sui tempi di risposta (la latenza) ridottissimi dei dispositivi, nell’ordine di un millisecondo, e sulla connessione ininterrotta che il 5G mette a disposizione.

(di Laura Giannoni/ANSA)

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