Lite tra Salvini e Berlusconi su Gentiloni. Poi Berlusconi precisa

Da Berlusconi stop a Salvini
Salvini e Berlusconi

 


ROMA. – Una data ufficiale ancora non era in agenda ma dopo la decisione di Forza Italia di votare contro l’iter veloce per la legge Molteni che cancella lo sconto di pena per i reati gravissimi come ad esempio lo stupro, Matteo Salvini annuncia di voler sospendere ogni trattativa con Forza Italia e mette in discussione anche l’idea di tenere un vertice prima di Natale.

Una minaccia che però non preoccupa Silvio Berlusconi. L’ex premier ridimensiona spiegando che “i capricci” del leader della Lega sono “sopravvalutati. Salvini quando si siede ad un tavolo è una persona ragionevole, con lui – è la convinzione del leader Fi – governeremo insieme in modo serio”.

Ma che nel centrodestra però non siano tutte ‘rose e fiori’ lo dimostra anche l’appello della leader Fdi affinchè si convochi un vertice “chiarificatore” prima di Natale per capire se “vogliamo stare insieme per dare all’Italia un governo credibile”.

Già perchè se a dividere nell’immediato i partiti del centrodestra è la presa di posizione sul ddl per la certezza della pena, il vero nodo è rappresentato dalle strategie post elettorali. Approfittando della presentazione (ormai diventata una vera e propria tradizione) dell’ultimo libro di Bruno Vespa in cui esordisce (salvo poi chiarire che era una battuta) dicendo che “forse Mussolini non era un dittatore”, il Cavaliere fa capire di voler essere lui il punto di riferimento del centrodestra.

Di fronte ad una sala piena per l’occasione (presenti pochi deputati Fi) e volti noti della tv, l’ex premier non ha dubbi sul fatto che la coalizione conquisti la maggioranza e vada a palazzo Chigi: “Spero di poter presentare prima del voto la squadra di governo e anche il premier”, è l’auspicio.

Ma nel caso non ci fosse un vincitore, Berlusconi ha già pronto un piano B: “La soluzione più corretta” nel caso nessuno riuscisse ad avere una maggioranza autonoma dopo il voto “sarebbe quella di continuare con questo governo e di consentire un’altra campagna elettorale non brevissima, di almeno tre mesi, che possa permettere ai partiti di far conoscere agli elettori i loro programmi”.

Un ragionamento che scatena le ire degli alleati tanto che l’ex premier precisa poi in una nota il senso delle sue parole: “Ho detto una cosa ovvia – dice – nel caso non ci fosse un governo si deve tornare a votare dopo tre mesi ed il governo Gentiloni resta in carica per gli affari correnti. Lo dice la Costituzione”.

La parole del Cavaliere anche se si tratta un’ipotesi minano il precario equilibrio con gli alleati: “Non vogliamo tradire gli elettori. Basta saperlo prima. Noi mai con Gentiloni”, è l’avviso del numero due del Carroccio Giancarlo Giorgetti.

Che l’ex premier non abbia mai nascosto il suo apprezzamento per l’attuale presidente del Consiglio è cosa nota ed il fatto, in caso di stallo post elettorale, di voler proseguire con l’attuale inquilino di palazzo Chigi va nella direzione di quanti nell’inner circle azzurro (Gianni Letta ed i vertici Mediaset in primis) predicano stabilità e preferiscono un’ipotesi di questo tipo rispetto all’intesa con il cosiddetto ‘duo’ lepenista.

Il Cavaliere smentisce non solo di voler una riedizione delle larghe intese “è una sinistra troppo di sinistra” ma si dice convinto che in questa competizione l’avversario sia rappresentato dal Movimento Cinque Stelle e non dal Pd: “Con le loro divisioni ed un progetto poco concreto per noi non rappresentano un competitor”.

La fresca separazione di Alternativa Popolare è l’occasione per dare “il bentornato a casa ” a Maurizio Lupi, l’unico citato dal leader Fi che per rassicurare i suoi mette in chiaro che nessuno degli ex Ap “entrerà in Forza Italia e che non ci sarà mai una collaborazione con Alfano”, una precisazione che fa scattare l’applauso della sala. Ma se la ‘quarta’ gamba non occuperà posti nelle liste azzurre, i parlamentari di Fi non sono certo al sicuro.

Il Cavaliere conferma l’intenzione di volere volti nuovi a sedere sugli scranni del Parlamento. L’idea che in molti azzurri gli abbiano comunicato di non volersi ricandidare non convince nessuno ma l’ex premier garantisce che la decisione sulla composizione delle liste “non sarà solo sua ma verrà approvata dal comitato di presidenza”.

(Di Yasmin Inangiray/ANSA)

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