La salma della regina Elena torna in Italia, ma polemica tra i nipoti

Da 'L'Illustrazione Italiana' del 1896, Re Vittorio Emanuele III e la Regina Elena
Da ‘L’Illustrazione Italiana’ del 1896, Re Vittorio Emanuele III e la Regina Elena

TORINO. – Galeotta fu l’incoronazione dello zar Nicola II, a Mosca nel 1895, lui principe ereditario in cerca di moglie, lei alta e mora. Bellissima, secondo le cronache dell’epoca, al punto da spingere il futuro re d’Italia a superare i dubbi della famiglia reale sulla sua provenienza, il Montenegro, e a sposarla. E’ il 24 ottobre del 1896 e da allora Vittorio Emanuele III e la regina Elena non si lasciarono più, anche in esilio.

“Cinquantuno anni di matrimonio in unione con gli italiani nella buona e nella cattiva sorte”, come ricorda la nipote, principessa Maria Gabriella, adesso che la salma della regina è stata traslata dal cimitero di Montpellier al Santuario di Vicoforte, vicino a Mondovì (Cuneo). Dove presto potrebbero arrivare anche i resti del consorte.

“Confido che il ritorno in Patria della Salma di Elena di Savoia, la Regina amata dagli Italiani, concorra alla composizione della memoria nazionale nel 70/o della morte di Vittorio Emanuele III (28 dicembre 1947) e nel Centenario della Grande Guerra”, è l’auspicio di Maria Gabriella.

Un ritorno in patria, a 65 anni dalla morte, venato dalle polemiche: a sollevarle il fratello Vittorio Emanuele, che critica la sorella sottolineando di aver “appreso, insieme ai membri della mia Casa, con stupore, delle dichiarazioni di mia sorella la Principessa Maria Gabriella inerenti la traslazione al Santuario di Vicoforte ed a nostra insaputa della salma di mia Nonna, la Regina Elena”.

“Non posso non rammaricarmi – aggiunge – che tutto ciò sia avvenuto in gran segreto, senza concedere alla Regina d’Italia, Sovrana della Carità Benefica, gli onori dovuti e soprattutto la traslazione al Pantheon di Roma, come abbiamo sempre richiesto e prima di me mio Padre, il Re Umberto II. Riportare la salma della regina in totale anonimato e in segretezza è un insulto” alla sua memoria.

Il trasferimento dal sud della Francia, dove la regina morì nel 1952 a 79 anni e venne sepolta in una tomba comune, è avvenuto effettivamente in gran segreto. Ora le sue spoglie si trovano nella Cappella di San Bernardo del Santuario, la cupola con sezione orizzontale ellittica più grande al mondo e un destino segnato sin dalla sua costruzione.

Nel commissionarla nel 1596 – in un luogo diventato meta di pellegrinaggi per volere di un cacciatore che dopo aver colpito per sbaglio l’immagine della Vergine iniziò una grande raccolta fondi per riparare il danno – il Duca Carlo Emanuele I di Savoia spiegò all’architetto Ascanio Vitozzi che avrebbe dovuto ospitare le tombe della famiglia. Una funzione, quella da mausoleo, poi assunta dalla Basilica di Superga, sulla collina di Torino.

Maria Gabriella esprime gratitudine per il ritorno delle spoglie della nonna in Italia al vescovo di Mondovì, monsignor Luciano Pacomio, e al rettore del Mausoleo, monsignor Bartolomeo Bessone. Un grazie anche “a quanti hanno operato nella discrezione giovevole allo scopo”, a cominciare dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, “che fattivamente propiziò la traslazione della salma in Italia”.

Apprezzamento nei confronti del Capo dello Stato anche da parte di Vittorio Emanuele, che esprime però il rammarico per le modalità della traslazione della salma. L’erede al trono che è stato dei Savoia ricorda la Regina Elena come “l’angelo del terremoto di Messina” e “infaticabile crocerossina della Grande Guerra”. Una memoria, sostiene, andata in fumo ora che il trasferimento della salma è avvenuto senza concederle “gli onori dovuti”. “Giustizia sarà fatta – conclude – quando tutti i sovrani sepolti in esilio riposeranno nel Pantheon di Roma”.