La volata della manovra, scontro web tax e tante micro-norme

 


ROMA. – Niente da fare nel rush finale della manovra per i ritocchi al Jobs act su licenziamenti e contratti a termine. La mancanza di un accordo in seno al Pd ha fatto naufragare le modifiche alla legge di bilancio proposte dalla Commissione Lavoro per ridurre da 36 a 24 mesi la durata massima dei contratti a termine e per portare da 4 a 8 mensilità l’indennità minima da corrispondere al lavoratore in caso di licenziamento senza giusta causa.

Le stesse divisioni interne ai dem avevano fatto sì che le norme rientrassero in un primo momento tra gli emendamenti segnalati dal gruppo. Nel primo round sul pacchetto lavoro, il governo, apertamente contrario alle modifiche sulle mensilità di licenziamento, era infatti risultato perdente, visto che la maggioranza del partito (ovvero i renziani) è in minoranza nella Commissione Lavoro, dove gli emendamenti, sponsorizzati dal presidente Cesare Damiano, erano riusciti a passare.

In Commissione Bilancio le parti si sono però invertite e, su pressione dell’esecutivo, le modifiche sono entrambe saltate. “Un errore non di poco conto” secondo Damiano, spalleggiato anche dalla Cgil e da Liberi e Uguali. Canta vittoria invece Ap. I centristi sono soddisfatti per l’innalzamento a 4.000 euro dal 2019 della soglia di reddito entro la quale i figli lavoratori sono considerati a carico delle famiglia. La misura è stata ‘barattata’ con il prolungamento del bonus bebè, che resterà invece completo per i nuovi nati solo nel 2018 (anche se solo per il primo anno di vita e non per i tre anni attuali).

A sollevare polemica è invece la nuova web tax, anche in questo caso a parti invertite rispetto a qualche settimana fa. Il conflitto a distanza tra Camera e Senato è proseguito infatti con l’attacco di Massimo Mucchetti, autore dalla prima versione della norma a Palazzo Madama. Le modifiche, afferma, non fanno che penalizzare le imprese italiane, alle quali è stato tolto il credito di imposta, e tutelare le multinazionali. Amazon e soci “possono brindare” anche per Gianni Melilla di Mdp, secondo il quale il relatore Francesco Boccia, inizialmente fautore di un allargamento all’e-commerce e di un anticipo al 2018 che non ci sono stati, ha ricevuto “forti pressioni”.

Con tempi estremamente lunghi, tanto da aver fatto slittare l’Aula  con il rischio di approdare al Senato troppo a ridosso di Natale, la Commissione ha intanto approvato una serie di norme più o meno piccole. Dal 2019 scompariranno i cotton fioc di plastica che dovranno essere sostituiti esclusivamente da bastoncini biodegradabili. Dall’anno successivo dovranno scomparire anche tutti i prodotti cosmetici con microplastiche.

Incentivi saranno garantiti ai Comuni che sostituiranno i lampioni stradali con luci a basso impatto ambientale. I funzionari e i dirigenti del ministero dell’Economia impegnati nel supporto dell’attività governativa e parlamentare, in pratica gli stessi che esaminano anche la legge di bilancio, avranno un aumento di stipendio per una spesa complessiva massima di 7 milioni.

Modificando il decreto fiscale, viene infine rafforzato l’equo compenso per le prestazioni professionali. Sono eliminate le distinzioni fra clausole vessatorie, togliendo le obiezioni “salvo che siano state oggetto di specifica trattativa” e “anche qualora siano state oggetto di trattativa e approvazione” e viene irrobustito il riferimento ai parametri ministeriali per stabilire l’equità dei compensi (proporzionati alla quantità e alla qualità del lavoro svolto): non bisognerà più tenerne conto, ma la determinazione dell’ammontare dei pagamenti dovrà esser “conforme” ai criteri fissati.

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