Salta il nuovo Regolamento della Camera, “no” di M5s e Fi

 


ROMA. – Niente riforma del Regolamento della Camera per il “niet” di M5s e Fi, che avevano invece sostenuto quella del Regolamento del Senato approvato a larga maggioranza. La notizia del definitivo fallimento dell’accordo è stata comunicata alla presidente della Camera Paola Boldrini da Pino Pisicchio, presidente del Gruppo Misto e coordinatore del gruppo ristretto che lavorava alle modifiche del Regolamento.

La riforma del Regolamento, che tendeva a snellire le procedure legislative, era stata approvata dalla Giunta per il Regolamento a gennaio 2014, ma era stata messa nel cassetto in attesa della Riforma costituzionale. Fallita quest’ultima, con la bocciatura del referendum del 4 dicembre 2016, la presidente Laura Boldrini ha sollecitato i gruppi a riaprire il dossier incaricando un gruppo ristretto, di cui facevano parte un rappresentante di ogni gruppo, coordinato da Pisicchio.

Dopo svariati tentativi, Pisicchio ha alzato le braccia e in una lunga lettera alla presidente della Camera ha ricostruito i propri sforzi: prima Fi ha chiesto di attendere l’approvazione della nuova legge elettorale, ma poi, con Elio Vito, non ha dato l’assenso a proseguire. M5s, con Danilo Toninelli, si è detto disponibile a rivedere solo la disciplina sui gruppi, con il divieto di formarne di nuovi con le scissioni, come prevede anche il nuovo Regolamento del Senato.

Inutili i tentativi di Pisicchio che ha proposto di approvare modifiche circoscritte che avrebbero comunque snellito i lavori, oggi farraginosi in alcuni passaggi. Boldrini non ha nascosto il “rincrescimento” suo e “di tutti coloro che hanno a cuore il buon funzionamento della democrazia parlamentare”. “Resta da capire – ha aggiunto – con quale coerenza abbiano agito quelle forze politiche che, nelle stesse ore in cui si dichiaravano indisponibili alla Camera, davano il via libera ad un analogo progetto di riforma al Senato”.

Spiega Toninelli: “Il Pd proponeva le modifiche all’iter delle leggi che ricalcavano la riforma Boschi e che a noi non piacevano e ha invece posto il veto sulle nostre proposte antiframmentazione dei gruppi. A quel punto non se ne è fatto nulla”. Ma ciò non spiega perché al Senato l’intesa è stata raggiunta proprio sulla modifica dell’iter delle leggi.

Nella prossima legislatura avremo quindi forse un inversione dei ruoli tra Camera e Senato: quest’ultimo è stato il “porto delle nebbie” per moltissime leggi, mentre assicurerà lavori snelli nella prossima legislatura, nella quale sarà la Camera ad essere forse l’anello debole.

(di Giovanni Innamorati/ANSA)

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