2017, un anno di amarezze; 2018, l’anno della solidarietà

Iniziato con tante illusioni e speranze, il 2017 si chiude tra frustrazioni e amarezze. Doveva essere l’anno della ripresa economica e della svolta politica. Invece… Il 2017 è stato un anno che in molti vorremmo dimenticare. Tutti avremmo desiderato che, quello trascorso, fosse stato solo un brutto sogno dal quale risvegliarsi con un po’ di amaro in bocca e un sorriso. Purtroppo, non è così. Non solo si è aggravata la congiuntura politica ed è precipitata la crisi economica ma, e su questo argomento vorremmo soffermarci, è peggiorata la realtà sociale.

Nel 2017 abbiamo assistito al costante deterioramento dell’ambito sociale. La delinquenza è cresciuta spaventosamente. Il sequestro, aumentato in maniera esponenziale, continua a essere il miglior investimento: grossi guadagni e pochi rischi. Sulla soglia della povertà siamo ormai tutti. Basta una malattia grave per trasformare in indigente una famiglia benestante di classe media. Si è arrivati al colmo che una coppia di pensionati, anche se con casa propria, oggi non ha denaro per l’acquisto dei generi alimentari necessari appena alla sussistenza. Delle medicine, quando si trovano, neanche parlarne. I prezzi sono inaccessibili, troppo lontani dal loro potere d’acquisto.

Sono sempre più i bambini che vivono in strada e le famiglie che si alimentano con quello che trovano tra i rifiuti. Gli indigenti non chiedono più una moneta. Sanno che quella non risolve il loro problema. Chiedono un tozzo di pane; qualunque cosa che possa liberarli dalla morsa della fame. E’ questa una realtà che purtroppo colpisce anche la nostra Collettività, in passato considerata benestante.

L’iperinflazione, negli ultimi mesi, ha reso la vita ancora più difficile. Negli ospedali i bambini muoiono di denutrizione e malattie dalle quali il Paese si era liberato già nella seconda metà del secolo scorso.

Il governo Gentiloni ha capito qual è la realtà che vive il Venezuela dei nostri giorni. E ha stanziato somme di denaro per aiutare la nostra Comunità e, più di recente anche se forse troppo tardi, le nostre aziende. Istituzioni e Ong, come ad esempio la Fondazione Abruzzo Solidale che aiuta i corregionali malati e bisognosi di medicine, fanno la loro parte. Ma non basta. Oggi non è più sufficiente.

Come negli anni scorsi, anche in quest’occasione il nostro messaggio è di speranza e di fiducia. Ma, in questa circostanza, lo è verso la capacità della nostra Collettività di organizzarsi, di manifestare solidarietà con gesti concreti orientati ad aiutare i connazionali che soffrono i rigori della crisi e che oggi hanno bisogno di una mano amica.

Il 2018 sarà un altro anno difficile. Sarà un anno elettorale sia in Italia sia in Venezuela. Come di consueto in seno alla nostra Comunità vi sarà un particolare fermento politico. Certamente non mancherà chi si candiderà al Parlamento italiano – speriamo volti nuovi e giovani e non solo i consueti “professionisti della politica” -. E certamente si parteciperà attivamente alle presidenziali in Venezuela, com’è giusto. Ma questo non dovrà distrarre la nostra attenzione dalle difficoltà della Comunità che, oggi, sono quelle della sopravvivenza. Neanche si potrà attendere che la “politica” italiana risolva i nostri problemi. Potrà aiutarci, ma dovremo essere noi, spinti dalla nostra sensibilità umana, a prendere l’iniziativa. Ecco, questo che si apre dovrà essere l’anno del nostro riscatto come Comunità, come conglomerato sociale in cui la parola “solidarietà” sappia trasformarsi in gesti concreti.

Mauro Bafile