Dollaro frena la caduta, Fed ribadisce la stretta dei tassi

New York Stock Exchange . (AP Photo/Richard Drew)
New York Stock Exchange . (AP Photo/Richard Drew)

ROMA. – Frena la caduta del dollaro sui mercati valutari dopo cinque sedute al ribasso, con la Federal Reserve che ribadisce la propria linea su una nuova stretta dei tassi negli Stati Uniti nel corso di quest’anno. La maggior parte degli esponenti della Banca centrale Usa si è detta favorevole ad un “rialzo graduale” dei tassi, secondo quanto emerge dai verbali dell’ultima riunione della Fed del 12-13 dicembre.

“I partecipanti hanno discusso di vari rischi che, se realizzati, potrebbero richiedere un rialzo dei tassi più rapido”, si legge nei verbali, in cui si sottolinea che tali rischi “includono la possibilità di un aumento delle pressioni inflattive a causa degli stimoli fiscali o di condizioni finanziarie accomodanti”. Ma il board ha anche espresso “dubbi” sulla riforma fiscale del Presidente Trump che “probabilmente porterà solo ad un modesto aumento della spesa, anche se l’entità dell’effetto è incerto”.

Sul fronte valutario quindi il dollaro arresta la discesa contro le principali monete, risalendo dai minimi da tre anni a questa parte contro la divisa unica a 1,2006 per euro e guadagnando terreno anche contro lo yen giapponese e la sterlina. Scende invece ai minimi degli ultimi 20 mesi contro lo yuan dopo che la Banca centrale cinese ha fissato la parità a 6,4920 yuan per dollaro, con una rivalutazione della propria divisa di 159 punti base.

Alla Borsa di New York l’indice generale S&P 500 supera quota 2.700 punti segnando un nuovo massimo storico mentre il tecnologico Nasdaq prosegue la corsa record sopra i 7.000 punti. A spingere il listino a stelle e strisce è stato soprattutto il dato relativo all’attività manifatturiera, con l’indice Ism salito oltre le attese a dicembre. Il mese scorso il settore manifatturiero

Oltreoceano ha registrato la maggior crescita da settembre e con un rialzo medio dell’indice a 57,6 punti nel 2017, il comparto segna la miglior performance dal 2004. Intanto nella Vecchia Europa procede la marcia della Germania verso la piena occupazione.

A dicembre il numero dei senza lavoro è calato per il sesto mese di fila, facendo scendere il tasso di disoccupazione al 5,5% e segnando un nuovo minimo storico dalla riunificazione tedesca. Secondo gli analisti tutto questo è il riflesso di un boom economico nel principale Paese dell’Eurozona che potrebbe spingere al rialzo salari ed inflazione.

E con la prospettiva di una crescita solida nell’intera zona euro, la Banca Centrale Europea potrebbe chiudere il programma di quantitative easing entro quest’anno. “Se l’economia continua ad andare così bene, potremmo terminare il programma di stimolo entro il 2018”, ha detto l’esponente della Bce Ewald Nowotny, facendo eco alle recenti osservazioni di altri due membri dell’Istituto centrale, Yves Mersch e Benoit Coeure, circa la fine del Qe quest’anno.

(di Alfonso Abagnale/ANSA)

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