La riforma fiscale di Trump, chi perde e chi guadagna

(Photo by Spencer Platt/Getty Images)
(Photo by Spencer Platt/Getty Images)

 

ROMA. – La riforma fiscale voluta dal presidente Donald Trump negli Stati Uniti si abbatte nell’immediato sui conti dell’ultimo trimestre dell’anno di grandi gruppi come Goldman Sachs, Morgan Stanley, Deutsche Bank, Bp, ma nel lungo termine i loro guadagni ne beneficeranno.

Nello specifico, la riduzione delle tasse sul reddito delle imprese dal 35 al 21% negli Usa comporta una rivalutazione di alcuni crediti d’imposta, noti come “passività fiscali differite”, spiegano gli analisti e così nel breve termine ci sarà un impatto negativo sulle imprese che diventerà positivo più in là.

Tra le ultime società a stimare i costi della riforma Trump sui conti di fine anno sono Morgan Stanley e Deutsche Bank. Il colosso di Wall Street dovrà mettere in bilancio nel quarto trimestre oneri contabili straordinari per circa 1,25 miliardi di dollari mentre il gigante tedesco dovrà accantonare 1,5 miliardi di euro.

Tra le altre banche di Wall Street, Goldman Sachs prevede un impatto negativo per circa 5 miliardi di dollari e Bank of America per 3 miliardi di dollari. Il gigante petrolifero britannico Bp, che investe negli Stati Uniti più che in qualsiasi altro posto nel mondo, dovrà pagare circa 1,5 miliardi di dollari.

Ma tutti questi grandi gruppi, sottolineano gli analisti, potranno sorvolare sui costi di questa tassa una tantum visto che con la riduzione delle aliquote sui redditi societari al 21%, avranno di che festeggiare più avanti. Ed infatti già diverse banche hanno annunciato aumenti sia dei salari minimi che dei bonus una tantum ai propri dipendenti alla luce della riforma Trump. E gli analisti di Credit Suisse hanno aggiunto mediamente un 8% in più alle stime di crescita dell’utile per azione delle grandi banche Usa nel 2018 sulla scia della riforma fiscale.