Sacchetti bio, Ue: “Italia ha deciso di farli pagare”

 

 

ROMA. – Far pagare i sacchetti biodegradabili per l’ortofrutta è stata una decisione autonoma dell’Italia. La direttiva europea che ha imposto i sacchetti a pagamento escludeva quelli sottili per frutta e verdura. L’Unione europea mette i puntini sulle i sulla questione bioshopper, mentre in Italia non si fermano le polemiche: per i commercianti portarsi i sacchetti da casa (come ha concesso il Ministero della Salute) è un’ipotesi “fantascientifica”, mentre Legambiente chiede di autorizzare piuttosto le borse a rete, e Coop annuncia che fornirà a breve buste riutilizzabili ed ecologiche.

Un portavoce della Commissione europea ha precisato oggi che la Direttiva europea 720 del 2015, che ha imposto il pagamento dei sacchetti di plastica per disincentivarne l’uso, ha dato agli Stati membri la possibilità di escludere dal campo di applicazione le bustine al di sotto dei 15 micron di spessore, cioè quelle utilizzate per frutta e verdura.

Lo stesso portavoce ha poi ribadito che Bruxelles non entra nel merito del riuso dei sacchetti bio, poiché si tratta di una questione sanitaria di competenza nazionale. In Italia il Ministero della Salute ha permesso ai consumatori di portarsi bustine monouso da casa per l’ortofrutta, ma non di riutilizzarle, per motivi igienici.

Una scelta duramente criticata da Legambiente. “Non ci risulta che in Germania, Svizzera e negli altri paesi europei ci siano mai state epidemie causate dalla contaminazione da sacchetti o retine riutilizzabili nei supermercati”, ha commentato il direttore, Stefano Ciafani. Per Legambiente serve piuttosto che il governo “autorizzi la grande distribuzione a garantire ai cittadini un’alternativa riutilizzabile alle buste compostabili monouso, così come avviene già in diversi Paesi europei”.

Anche la Fida, la Federazione italiana dettaglianti dell’alimentazione, attacca le nuove norme. “Soltanto chi non ha mai lavorato in un punto vendita può pensare che siano percorribili soluzioni fantascientifiche – ha detto la presidente, Donatella Prampolini Manzini -, come quelle dell’utilizzo di sacchetti portati da casa, con l’obbligo da parte degli esercenti di verificarne l’idoneità. Un modo certo per creare contenziosi con i clienti”.

Il WWF ricorda però che i bioshopper biodegradabili possono essere riutilizzati a casa per la raccolta dei rifiuti organici, con un risparmio per il consumatore. La Coop annuncia che “presenterà a breve soluzioni e materiali di confezionamento della merce fresca e sfusa che siano effettivamente riutilizzabili, a bassissimo costo per i consumatori e di maggior vantaggio per l’ambiente”.

(di Stefano Secondino/ANSA)