Gentiloni: “Ora Italia in moto, non disperdere i risultati”

Il commissario europeo agli Affari Economici, Paolo Gentiloni,.
Il commissario europeo agli Affari Economici, Paolo Gentiloni,. ANSA/GIUSEPPE LAMI
Il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni. ANSA/GIUSEPPE LAMI

ROMA. – L’Italia “è ripartita”, grazie a “famiglie, imprese e lavoratori”, ma ora sarebbe “una responsabilità gravissima” promettere una “stagione delle cicale”, perché invece è il momento di proseguire sul cammino intrapreso, per trasformare il consolidamento dell’economia “in conseguenze positive dal punto di vista sociale”.

E’ l’appello sia ai partiti ma anche all’opinione pubblica lanciato dal presidente del Consiglio Paolo Gentiloni in occasione della Cerimonia per i 221 anni del Tricolore e i 70 anni della Costituzione, svoltasi a Reggio Emilia. Gentiloni ha ricordato che quest’anno è stata definitivamente superata “la più grande crisi del dopoguerra”, ed ha dato il “merito principale” non al suo governo bensì a “famiglie, imprese e lavoratori”.

Questa sottolineatura non dipende solo dalla modestia che caratterizza il premier ma dalla necessità di rendere “consapevoli” tutti che “è il momento di lavorare con convinzione perché la congiuntura economica finalmente favorevole possa tradursi in conseguenze positive dal punto di vista sociale e non solo in constatazione di numeri incoraggianti”.

Insomma “cambiare marcia significherebbe assumersi una responsabilità gravissima”. Parole che appaiono indirizzate non solo alle promesse elettorali dei partiti (oggi quella di Leu di Università gratis) ma anche ai cittadini che le ascoltano.

“Non è la stagione delle cicale quella che abbiamo davanti – ha aggiunto – non può esserci una chiusura impaurita nel piccolo mondo antico delle paure quotidiane: è il tempo di non disperdere i risultati ottenuti”. Questo deve essere l’obiettivo “di tutta la politica in vista delle prossime elezioni”.

E sempre nella stessa ottica Gentiloni ha declinato in chiave di integrazione europea i temi del “patriottismo sereno”, rappresentato da simboli come il Tricolore, la Costituzione e l’Inno nazionale; di qui l’invito a “non lasciare campo aperto a chi, con una visione distorta dell’identità nazionale, vuole costruire odio e conflitti”.

“A nessuno può essere consentito di usare il tricolore come vessillo di odio. Deve essere il vessillo del nostro Paese impegnato per il dialogo e la pace. E’ il vessillo dei nostri valori sanciti dalla Costituzione e quanto mai attuali”. Dunque “un patriottismo sereno” che “investe convintamente sull’Europa: non c’è nessun altro Paese – ha detto – che può vantare di essere stato coerentemente europeista nel corso dei 60 anni dai trattati costitutivi. E dovrà esserlo più che mai”.

E solo in chiave di integrazione europea l’Italia riuscirà ad affrontare un “tema lacerante” come l’immigrazione, sulla quale l’Italia “dà un buon esempio all’Europa intera”. “Da una parte – ha detto il premier – siamo campioni di accoglienza”, dall’altra “abbiamo dimostrato che è possibile infliggere un colpo durissimo ai trafficanti degli esseri umani”. Ma solo con l’integrazione si “può aprire spazio a una transizione lenta, ma necessaria, dalle migrazioni irregolari e gestite dalla criminalità a quelle regolari che sono indispensabili per equilibrare i flussi”.

(di Giovanni Innamorati/ANSA)

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