Reyes: “Maduro non ha alcun interesse a continuare il dialogo”

El primer vicepresidente de la AN, Julio Cesar Reyes, informó que la oposición hará énfasis en la crisis humanitaria durante el proceso de diálogo.
El primer vicepresidente de la AN, Julio Cesar Reyes, informó que la oposición hará énfasis en la crisis humanitaria durante el proceso de diálogo.

 

Le riunioni per raggiungere un negoziato tra le due parti dovrebbero riiniziare l’11 di gennaio in Repubblica Dominicana. A questo riguardo, Reyes ha detto che le richieste rimangono invariate.
Le riunioni per raggiungere un negoziato tra le due parti dovrebbero riiniziare l’11 di gennaio in Repubblica Dominicana. A questo riguardo, Reyes ha detto che le richieste rimangono invariate.

Caracas. – Il primo vicepresidente dell’AN, Julio César Reyes, ha ribadito che l’obiettivo della nuova giunta direttiva del Parlamento è quello di lavorare per un miglior paese e non badare agli annunci presidenziali. Secondo Reyes, questi sono gli obiettivi del parlamento venezuelano. Reyes è dell’opinione che gli insulti di Maduro contro Barboza dimostrino che il presidente non ha alcun interesse che il dialogo tra governo ed opposizione continui.

Le riunioni per raggiungere un negoziato tra le due parti dovrebbero riiniziare l’11 di gennaio in Repubblica Dominicana. A questo riguardo, Reyes ha detto che le richieste rimangono invariate.

L’opposizione si batterà per la liberazione dei prigionieri politici, l’apertura di un canale umanitario e soprattutto, ottenere garanzie per elezioni trasparenti.

In bilico esito dell’incontro in Dominicana

Ma malgrado l’auspicio di Reyes perché riprendano le conversazioni, la verità è che nell’aria si respira un certo disagio.

Esperti sul tema prevedono che non si arrivi a nulla. Ne è testimone la rinuncia presentata da Timoteo Zambrano a proseguire come membro del tavolo per il negoziato. Zambrano dirigente di Un Nuevo Tiempo, il partito di Rosales, ha rinunciato dopo aver ricevuto critiche da un settore dell’opposizione che lo ha accusato di essere un “collaborazionista” del governo di Maduro.

Difatti, larinuncia del dirigenteè un’altrareazione che dimostrala divergenza di opinioni che, purtroppo, sta caratterizzando il Tavolo dell’Unità Democratica. E che chiaramente non favorisce per niente l’opposizione venezuelana.

Il partito UNT non ha ancora eletto il sostituto di Zambrano ma rimane in carica come coordinatore del gruppo di opposizione Julio Borges, ex presidente della AN.

Il dietro front di Zambrano non è l’unico fattore negativo. Gli si sommano le dichiarazioni dei cancellieri di Messico e Cile. Questi avrebbero messo in dubbio di continuare a partecipare come testimoni del processo di dialogo perché non condividono affatto il passo preso dalla ANC di bandire i partiti dell’opposizione che non hanno partecipato alle ultime elezioni.

Il pessimismo degli analisti

Gli esperti non vedono di buon occhio quanto sta accadendo. Il politologo Eduardo Valera è dell’opinione chel’opposizione venezuelana si è presentata al tavolo del negoziato nel “momento peggiore” perché il governo ha fatto un passo in avanti con la ANC. Inoltre, secondo Valera, non giova il fatto che l’opposizione abbia perso le elezioni amministrative e che ci sia una frattura molto seria dentro il MUD. Tutti fattori che il governo approfitta per prendere tempo e ribadire una unica posizione.

D’altra parte, la politologa Maria Puerta Riera pensa che il processo attraversa una fase di stasi. Secondo la Riera, il motore del negoziato è stato il gruppo di paesi amici che hanno favorito una uscita pacifica alla crisi. Ma questi probabilmente si fermino visto il ristagno in cui è caduta l’opposizione con le sue discussioni e divisioni. Mentre il governo, purtroppo, è chiaro che non cederà.

“Non c’è altra uscita che non sia il negoziato politico. Ma dal punto di vista mediatico, quello che si osserva è la lotta quotidiana per poter vivere e in questo contesto, il processo di negoziato è percepito negativamente. Anche perché non c’è una posizione unitaria” ha detto Riera.

Malgrado il pessimismo, Riera pensa che la pressione per arrivare ad una uscita dalla crisi non debba provenire soltanto da un tavolo di negoziato. “La gente si deve organizzare per settori per spingere sugli accordi. Manca l’unione e se si raggiunge, il governo sentirà la pressione,” ha detto Riera.