L’Isis attacca Save the children in Afghanistan, 6 morti

Attacco suicida a Jalalabad, est di Kabul, Afghanistan, alla sede di Save the Children. (ANSA/AP Photo)
Attacco suicida a Jalalabad, est di Kabul, Afghanistan, alla sede di Save the Children. (ANSA/AP Photo)

 

JALALABAD. – Con un blitz brutale, in stile con la sua peggiore tradizione, l’Isis ha attaccato oggi gli uffici della ong internazionale ‘Save the Children’ a Jalalabad City, nella provincia orientale afghana di Nangarhar, impegnando le forze di sicurezza afghane per dieci lunghissime ore. E al termine di sparatorie ed esplosioni per tutto l’arco della giornata, le autorità hanno fornito un bilancio, non si sa se definitivo, di undici morti (fra cui cinque militanti) e 24 feriti. Save the Children ha fatto sapere che tra le vittime ci sono tre membri dello staff.

Tutto è cominciato intorno alle 9 locali, quando già ferveva l’attività lavorativa, con una forte deflagrazione davanti all’edificio che ospita l’organizzazione, causata da un kamikaze che si è fatto esplodere o da un’autobomba, e con l’irruzione in esso di quattro uomini pesantemente armati che hanno subito preso posizione bloccando sotto la minaccia delle armi automatiche la cinquantina di membri dello staff presenti.

Come nell’attacco all’Hotel Intercontinental di Kabul rivendicato dai talebani durante il fine settimana, poco dopo l’assalto una colonna di fumo nero si è levata nel cielo, frutto di un incendio ai piani alti del palazzo che i vigili del fuoco hanno potuto spegnere solo al termine dello scontro.

Sul posto sono arrivati forze speciali e reparti di teste di cuoio afghani che si sono trovati di fronte il difficile compito di attaccare i terroristi limitando i danni per le decine di persone che erano tenute in ostaggio. Sono state ore di tensione in cui da tutto il mondo sono giunte condanne per il “crimine contro l’umanità” rappresentato da un attacco ad un’istituzione, come Save the Children, che ha come compito principale il sostegno dei bambini più poveri nelle zone di conflitto o in via di sviluppo.

Di “grave violazione del diritto umanitario internazionale” hanno parlato ad esempio in una nota congiunta l’Alto Commissario per la Politica estera della Ue, Federica Mogherini, ed i commissari per le crisi umanitarie e allo Sviluppo, Christos Stylianides e Neven Mimica.

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