Presidente dell’Ecuador: “Rielezione indefinita un pericolo”

Ecuador's new President Lenin Moreno greets people during an indigenous ritual where he is handed a ceremonial staff - a traditional symbol of leadership - at the Cochasqui pyramids in northern Ecuador on May 25, 2017. Lenin Moreno was sworn in as Ecuador's president on May 24, 2017. / AFP / Rodrigo BUENDIA

Quito. – Non poteva essere più pittoresco l’apprezzamento del presidente ecuadoriano, Lenín Moreno, riguardo gli effetti della rielezione indefinita di un mandatario. Al pericolo di innamorarsi del potere ha pure aggiunto quello che il popolo può convertirsi in un “gregge” che, come tale segue soltanto chi lo dirige.

Lenin Moreno sta per affrontare un referendum popolare che chiederà a più di tredici milioni di cittadini la loro opinione sulla rielezione indefinita e su temi che riguardano la tutela dell’ambiente. E proprio durante una cerimonia di assegnazione di casette popolari a sud di Quito, il presidente ha riaffermato la sua posizione.

Una posizione in netto contrasto con Rafael Correa, il suo predecessore.  Moreno ha sottolineato quanto sia auspicabile che il popolo abbia la capacità di decidere sul suo destino.

“Si all’alternanza, nessuno deve considerarsi un re, non stiamo eleggendo re, nessuno può eternizzarsi nel potere. Il potere è una droga che in eccesso, ubriaca e fa sì che se ne voglia sempre di più. Si diventa più autoritari, più corrotti” ha affermato il presidente, e aggiunto:

“I giovani devono avere opportunità perciò niente rielezioni indefinite per le autorità.”

Il distacco da Rafael Correa

Lenin Moreno ha vinto le elezioni sostenuto dal partito Alianza País (AP) e affiancato da Rafael Correa del quale era stato vicepresidente agli inizi. Correa ha governato l’Ecuador dal 2007 fino a metà 2017 e le relazioni tra i due si sono incrinate quando Moreno ha iniziato a dialogare con tutti i settori del paese, anche con quelli che Correa aveva contrastato per anni.

Moreno ha sottolineato quanto sia auspicabile che il popolo abbia la capacità di decidere sul suo destino.
Moreno ha sottolineato quanto sia auspicabile che il popolo abbia la capacità di decidere sul suo destino.

Ma la rottura tra Correa e Moreno è stata definitiva quando quest’ultimo ha indetto il consulto popolare per via del decreto, perché secondo lui, il tempo stabilito dalla legge si era esaurito e la decisione della Corte Costituzionale non arrivava.

Mentre Correa sosteneva la rielezione perché credeva che la decisione di aspettasse al popolo nelle urne, Moreno ha iniziato a sostenere il contrario.Quindi, non stupisce la sua veemenza nell’affermare che non c’è altro di meglio che ridare al popolo la capacità di cambiare perché una rielezione indefinita convertirebbe la gente in “pecoroni.”

Altri aspetti civici a consulto

Ma Moreno non si è fermato soltanto alla politica. Il referendum sottoporrà il popolo ad altri aspetti della sfera civica del paese. Ha invitato a votare “SI” per l’eliminazione della prescrizione dei delitti a sfondo sessuale contro minori. E, inoltre, vuole affrontare la legge di plusvalenza che in molti pensano abbia influito negativamente sul settore della costruzione.

Finalmente, il presidente ha chiesto ai beneficiari delle casette popolari di non permettere che nel “barrio” ci siano i tipici “bulli” che vogliono imporre il loro modus vivendi fatto di violenza e confrontazione contro uomini, donne e bambini.

“Abbiamo litigato con tutti, con gli ecologisti, i ricchi, gli imprenditori, i lavoratori, i medici, i professori, le infermiere, i militari, i poliziotti, ci sentivamo proprio come dei bulli. Basta con il bullismo di “barrio.” “ora vogliamo rispetto, tolleranza e vogliamo vivere in comunità.”

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