Astrofisica: riflessioni di uno studente di fisica

stelle

Fissa il cielo in una notte limpida dalla finestra della sua camera, Guido, studente di fisica. Gli studi sono gravosi, specie nella parte di matematica informatica, ma gli aspetti fisici dei fenomeni naturali lo affascinano e compensano, in parte, le difficoltà.

Quella sera ha studiato fino a tardi ed è esausto. Guarda le stelle e pensa: “è una enorme fortuna che la terra e il sistema solare siano situati in una parte periferica della nostra galassia, la via Lattea, perché in prossimità del centro delle galassie vi sono verosimilmente immensi buchi neri che inglobano tutto ciò che incontrano e sono impenetrabili persino alla luce (singolarità)”.

D’altra parte medita: “i buchi neri non sono ancora stati sondati in maniera certa, anche perché manca una teoria definitiva della gravitazione quantistica”. Guido prosegue a ruota libera nei suoi ragionamenti e pone l’attenzione su qualcosa di ancora più misterioso dei buchi neri: il big bang.

Egli conosce la teoria della Relatività di Einstein e sa che la stessa va in crisi in corrispondenza della singolarità. Ha studiato la teoria quantistica e si chiede: “si potrà giungere ad una teoria unificata del tutto, che metta in relazione le teorie di Einstein con quelle quantistiche e ci dia tutte le spiegazioni possibili?”. La notte è silenziosa e le stelle e le loro configurazioni visibili sono nitidissime.

Guido rimane a lungo ad osservare le stelle e a meditare, fin quando l’osservazione non innesca il ragionamento: “ la configurazione vista in quel momento, di quei piccoli punti luminosi, è in realtà riferita a grandissime stelle di tantissimo tempo fa (milioni o miliardi di anni), in virtù delle loro enormi distanze da noi.

D’altra parte giustifica Guido: “sono ben visibili la luna e il sole perché sono relativamente vicini alla terra; la luce impiega 1,3 secondi per giungere dalla luna sulla terra e 8 minuti per arrivare dal sole sulla terra”. Pensa inoltre:” il cosmo deve essere immenso e mi viene il dubbio di come possa essersi formato”.

Il pensiero che tutto possa essersi originato dal big bang lo pervade e non può fare a meno di pensare al mistero che avvolge l’origine e la fine dell’universo. Pensa Guido: “riuscirò nella mia breve vita a vedere la chiusura del cerchio?”

Se l’uomo in così breve tempo, la durata delle vita appunto, rispetto ai tempi cosmici (miliardi di anni), è in grado di capire quanto successo, appunto miliardi di anni fa, vorrà pur dire che la sua intelligenza, che non ha massa, è qualcosa di eccezionale. La notte sta per finire ma i suoi pensieri non finiranno qui. Proseguiranno in altre notti stellate durante le quali cercherà di dare una ragione a tanta magnificenza.

Marco Guiduzzi (Cesena)

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