Significato e origine di: Deriva

deriva

L’imbarcazione senza ormeggi e senza pilota va “alla deriva”.

Ogni volta che si rappresenta una realtà in evoluzione, cioè “naturalmente in movimento” (geografica, sociologica, linguistica), alla fine se il processo sfugge al controllo, si parla di “deriva”. Perciò si parla di “deriva dei continenti” per dire che le grandi superfici terrestri (i continenti, che si suppone facessero parte di un unico blocco, chiamato pangèa), dopo essersi separate, continuano a spostarsi e, scivolando sulla piattaforma sottostante, si allontanano, ognuna in una direzione diversa e opposta.

E si parla anche di “deriva linguistica” per indicare il fenomeno di allontanamento (puramente ideale) formale e strutturale – fonetico e morfosintattico – delle lingue generate da un’unica lingua originaria. Per esempio, l’Idoeuropeo. La compagine della grande famiglia di lingue antiche, europee e medio-orientale, dall’Atlantico fino al Caucaso e alla penisola indiana. Le quali, poi, hanno dato origine a tutte le moderne lingue nazionali della medesima area geografica.

Teoria formulata a metà dell’Ottocento e che ha ricostruito l’unità linguistica attraverso lo studio e il confronto delle lingue storiche, evidentemente caratterizzate da una certa affinità. Oppure le odierne lingue dette romanze o neo-latine (oltre all’italiano, il francese, il portoghese, lo spagnolo, il rumeno), perché trasformazioni locali dell’originaria lingua comune (il latino) da cui esse sono derivate (“derivare”: lupus in fabula).

Come pure si continua a parlare di deriva morale (o sociale) a proposito di sbandamenti e allontanamento di individui o di gruppi da un sistema di valori condiviso e sperimentato. Mentre, invece, per i reali spostamenti di intere popolazioni più che di deriva si parla, a seconda dei casi, di migrazioni, di invasioni o, al limite, di diaspora.

La famiglia di parole italiane che hanno come base la stessa radice della parola deriva, contengono come primo significato quello di “allontanamento da un luogo determinato d’origine e conseguente separazione”. Poi anche quello di “errare senza meta”.

La loro radice di cui parliamo è nella parola latina “rivus” (corso d’acqua). Il cui significato viene modificato dal prefisso “de” (che indica provenienza). Perciò il verbo “derivare” originariamente significa “far defluire da un fiume (o da un lago) un corso d’acqua”. La parola poi è andata a coprire tutta la grande area di significato con cui oggi noi la usiamo familiarmente e con sicurezza. Pensiamo alle rive del fiume, all’aggettivo rivale, alla riva del mare. E al verbo arrivare.

Ma, poiché rivus è il fiume e ripa è la sponda, non è escluso che “arrivare” provenga dall’espressione “ad ripam”; quindi, “avvicinarsi alla sponda del fiume. Anche se non sarebbe difficile dimostrare che le due parole latine: “rivus” (corso d’acqua) e “ripa” (riva) abbiano una origine comune. Esse sono entrambe collegabili al verbo greco “rhéō” (scorro).

Luigi Casale