Macerata, il sindaco: “Episodio nazi-fascista, non isolato”

Luca Traini. Sequestrati all'uomo una copia del Mein Kampf e una bandiera con la croce celtica. ANSA/MATTEO GUIDELLI

MACERATA. – “Dobbiamo chiamare quello che è avvenuto sabato una rappresaglia nazi-fascista di una persona che in un bar aveva dichiarato che sarebbe andato a sparare ai neri. Non è un fatto isolato, c’è un fermento che dobbiamo essere in grado in maniera esplicita e non ambigua di fermare e combattere”. Lo dice il sindaco di Macerata, Romano Carancini, intervenendo dal palco della kermesse dei candidati Pd alle elezioni, in corso a Roma.

“Come sta la ragazza? Non volevo colpirla”. Malgrado l’assenza di segni di pentimento per aver ferito sei persone a Macerata con la sua Glock 9×21, Luca Traini, 28 anni, in carcere per strage aggravata dall’odio razziale, ha chiesto al suo difensore notizie sulle condizioni di Jennifer, una giovane donna nigeriana colpita ad una spalla nei pressi della stazione ferroviaria di Macerata. Lo ha riferito l’avvocato Giancarlo Giulianelli, che lo ha incontrato in carcere ad Ancona e lo ha trovato “tranquillo”.

Nelle sue dichiarazioni spontanee davanti ai Carabinieri di Macerata, Traini ha detto che voleva “vendicare Pamela e fare qualcosa contro l’immigrazione”, aggiungendo: “Il fenomeno dell’immigrazione clandestina va stroncato”. La procura di Macerata formalizzerà oggi le richieste di convalida dell’arresto al Gip nei confronti dell’uomo e molto probabilmente domani ci sarà l’interrogatorio per la convalida dell’arresto.

L’accusa nei suoi confronti è di strage aggravata dalle finalità di razzismo. Al giovane sono contestati anche porto abusivo di armi e altri reati. L’uomo ha lasciato la caserma dei Carabinieri all’una di notte: a testa alta e sguardo dritto davanti a sé non ha detto una parola ai cronisti che erano ad attenderlo. Traini è ora nel carcere di Montacuto, lo stesso dove è rinchiuso Innocent Oseghale, il nigeriano presunto assassino di Pamela.

Proprio la morte brutale di Pamela Mastropietro sarebbe all’origine della tentata strage. Traini lo ha ribadito ai Carabinieri. “Ero in auto e stavo andando in palestra quando ho sentito per l’ennesima volta alla radio la storia di Pamela. Sono tornato indietro – avrebbe raccontato – ho aperto la cassaforte e ho preso la pistola”.

Dalla casa della madre di Traini i carabinieri hanno sequestrato una copia del Mein Kampf, una bandiera con la croce celtica e altre pubblicazioni riconducibili all’estrema destra. Gli investigatori hanno anche sequestrato i computer dell’uomo per verificare se vi siano elementi utili alle indagini.

 

 

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