Onu, cause fuga Rohingya non affrontate

Rifugiati Rohingya. EPA/PETER KLAUNZER

NEW YORK. – A quasi sei mesi dall’inizio delle violenze che hanno spinto circa 700 mila musulmani Rohingya a scappare dalla Birmania verso il Bangladesh, secondo le Nazioni Unite è tempo di affrontarne le ‘cause profonde’ perché i profughi si sentano sicuri a tornare in patria.

“Le cause della loro fuga non sono state affrontate, e non abbiamo ancora visto progressi sostanziali nell’affrontare la negazione dei diritti, che si è acuita negli ultimi decenni”, ha detto al Consiglio di Sicurezza l’Alto Commissario Onu per i rifugiati, Filippo Grandi.

“E’ una corsa contro il tempo mentre si profila una nuova importante emergenza”, ha aggiunto, spiegando che l’area di Kutupalong a Cox’s Bazar, in Bangladesh, è diventata il più grande insediamento di profughi al mondo. E con la stagione dei monsoni che inizierà a marzo, almeno 107 mila persone vivano in aree soggette a inondazioni o frane.

Grandi ha poi precisato che le condizioni non sono ancora favorevoli al rimpatrio volontario dei Rohingya in Birmania.

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