Domus Aurea: oro e polvere molluschi per Sala Achille

Domus Aurea: La sala ruotante

ROMA. – Lo scudo alzato, la lancia già sfoderata, perché la natura è quella dell’eroe. Nulla può la mano della madre, che stretta sul braccio cerca di trattenerlo da un destino già scritto. Cinque mesi di lavori, con microtrapani, laser e soluzioni, in corsa contro l’acqua e il calcare, ed eccolo Achille, duemila anni dopo scovato ancora da Ulisse, nonostante Teti avesse fatto di tutto per sottrarlo alla guerra di Troia.

Tronfio oggi spicca al centro della volta, poco sopra quell’altra figura di donna offerente a un Dio, tra l’oro che disegna i profili di capelli e vesti e i segni lasciati sull’intonaco dalle gemme preziose di cui favoleggiava Svetonio e che un tempo dovevano brillare incastonate nelle grottesche.

E’ lo ‘svelamento’ regalato dai lavori di pulitura, messa in sicurezza e consolidamento di due tasselli dei decori della Sala di Achille a Sciro, meraviglia della Domus Aurea di Nerone, proprio accanto alla Sala Ottagona, realizzati grazie alla sponsorizzazione tecnica da 100 mila franchi svizzeri (quasi 90 mila euro) dalla Fondazione Isabel & Balz Baechi (già mecenate al Sacro Monte di Varallo e a Villa Farnesina a Roma).

“Un assaggio di quello che potremo ritrovare alla Domus Aurea”, quando si avvierà il cantiere di tutti e 30 mila metri quadri di superficie pittorica, raccontano i restauratori e Alfonsina Russo, alla sua prima uscita ufficiale da direttrice dell’Area archeologica del Colosseo.

“Questo palazzo – spiega – era un grande laboratorio di sperimentazione. Qui lavoravano i magistri dell’architettura, pittori come Fabullo, che avevano alle spalle i grandi esempi della pittura greca. Questo intervento ha svelato l’uso di materiali particolarmente preziosi come la foglia d’oro, il cinabro, il blu egizio, sinonimi di quello sfarzo e lusso di cui il princeps Nerone amava circondarsi”.

“Già solo con la pulitura”, racconta la restauratrice Claudia Fiorani, nei due tasselli (uno sulla volta e uno sulla parete) “i risultati sono sorprendenti. Siamo riusciti a restituire personaggi e dettagli anatomici che sicuramente hanno ispirato i maestri del Rinascimento. Questa stanza mostrava davvero tutto il lusso di Nerone”, non solo “per il tantissimo oro”, ma anche perché tra le figure di cui ora si intravedono solo i contorni ce n’è una ancora avvolta nel mistero che incuriosisce gli studiosi.

“E’ sicuramente una donna – indica la Fiorani – e sicuramente molto importante, perché per dipingerla è stato usato il purpurrissumum, pigmento preziosissimo e molto costoso realizzato con la triturazione di milioni di molluschi. Ancora, non sappiamo, però, chi fosse”. Questo lavoro, aggiunge il direttore dei lavori Maria Bartoli, “è utile anche per avere un’idea dei tempi e dei costi” dei restauri che servirebbero all’intera Domus.

“Abbiamo vissuto un anno difficile – spiega il responsabile scientifico del monumento, Alessandro D’Alessio – Con l’arrivo del direttore speriamo in un nuovo slancio. Per ora abbiamo messo in sicurezza l’80% delle pareti pittoriche, che sono la vera urgenza”.

“Entro fine anno – assicura la Russo – la gara e l’avvio dei lavori per 8 nuovi lotti del sistema integrato di protezione” sui giardini del Colle Oppio. “Per questi lavori e per le volte traianee crollate nel 2010 il Mibact ha già stanziato 13 milioni di euro. Parallelamente – aggiunge – lavoreremo alla progettazione degli altri lotti”, fino al raggiungimento dei 22 necessari per i “16 mila metri quadrati di superficie sovrastanti. Altri sponsor? Ce ne sono in lista”.

(di Daniela Giammusso/ANSA)