In settemila a Verona, la voce di Confindustria sul voto

ROMA. – Confindustria è pronta a lanciare nel dibattito elettorale un “piano di medio termine con tre obiettivi: lavoro, crescita, riduzione del debito”. Lo farà con tutta la forza del sistema di rappresentanza di via dell’Astronomia, coinvolto in tutte le sue articolazioni in un percorso che si chiude con le Assise Generali che non venivano convocate dalla grande convention di Bergamo nel 2011.

Ed indicherà così, a tutti i partiti, un approccio, un metodo di lavoro, un “piano organico di politica economica”, proposte che hanno preso forma con un confronto ampio, partito dalla base con 14 pre-assise sul territorio (10mila gli imprenditori già coinvolti, mille interventi, cento documenti di proposta) per arrivare alle Assise Generali di Verona, domani, con oltre settemila imprenditori attesi da tutt’Italia.

A Verona, l’ultima messa a punto con tavoli tematici di approfondimento e con le riunioni della Piccola Industria, dei Giovani Imprenditori, del Consiglio Generale. Poi, chiudendo “due giornate emozionanti” come sottolinea il presidente Vincenzo Boccia, una ampia seduta plenaria ancora a porte chiuse darà il via libera al documento finale, che sarà poi reso noto.

Il leader degli industriali vede un “Paese che vuole passare dal resistere a reagire”, che deve “ritrovare il gusto della sfida”. E sottolinea: “Non siamo contro qualcuno ma siamo per un progetto per l’Italia, l’Italia che amiamo, l’Italia in cui abbiamo investito”.

Per Confindustria – Boccia lo ha indicato in una intervista ad una rivista interna – “in una stagione delicata come questa le Assise rappresentano un grande momento di mobilitazione”; gli industriali si rivolgono alla politica, “la funzione più delicata ed importante per un Paese”, con l’auspicio che “qualunque risultato uscirà dalle urne non si vorranno gettare al vento i progressi compiuti sull’economia reale e tornare indietro ad un passato recente dominato da ansietà e paura”.

Bisogna, avverte il presidente di Confindustria, “mettere al sicuro i conti pubblici e avviare una riduzione strutturale del debito prima che i tassi possano tornare a salire”; Vanno difesi riforme e strumenti conquistati, dal Jobs Act a Industria 4.0, bisogna “includere i giovani”, “mettere in moto il circolo vizioso dell’economia: più investimenti, più produttività, più crescita, più occupazione, più domanda”.

Intanto, ad aprire la ‘due giorni’ di Verona è stato il convegno biennale del Centro Studi di Confindustria. Un appuntamento che il capoeconomista Luca Paolazzi, al passaggio di consegne con Andrea Montanino che da lunedì sarà il nuovo direttore del CsC, ha incentrato sul tema dello sviluppo sostenibile: è “un concetto Paese, una visione per il nostro futuro”, dice Boccia.

Ma l’attenzione è soprattutto sulle Assise, sul messaggio che gli industriali invieranno alla politica. “Il primo è che non si possono smantellare le riforme, vanno portate avanti”, avverte il leader della Piccola Industria di Confindustria, Carlo Robiglio: siamo al bivio “tra la ripresa” o “un’Italia che per l’ennesima volta perde un treno. Ma questa volta probabilmente perde l’ultimo treno: vorrebbe dire condannarci davvero al crollo”.

Ed il presidente dei Giovani Imprenditori, Alessio Rossi, sottolinea: “Il rischio è molto alto: fare un passo indietro si tradurrebbe in un arresto della ripresa. Dopo il 4 marzo sarà molto più facile fermare la macchina che portarla avanti con nuove riforme: il pericolo è questo. E’ un rischio che l’Italia non può permettersi”.

(dell’inviato Paolo Rubino/ANSA)

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