Papa Francesco riforma pensionamento dei vescovi: “Imparare a congedarsi”

Obbligo rinuncia 75enni, poi in carica fino a sì Papa o proroga

CITTA’ DEL VATICANO. – Papa Francesco dà un assetto definitivo, in parte riformandole, alle norme sulla rinuncia dei vescovi, confermando l’obbligo di presentarla al compimento del 75/o anno di età. Essa, secondo il Motu proprio pubblicato oggi dal significativo titolo “Imparare a congedarsi”, dovrà poi essere approvata dal Pontefice e fino ad allora, o fino alla proroga, l’interessato resta in carica. Il pensionamento non sarà quindi automatico.

Il Papa, nel testo della “lettera apostolica”, che evidentemente vuole risolvere eventuali “situazioni conflittuali”, o non dare spazio ad aspettative o pretese personali, la “conclusione di un ufficio ecclesiale” richiede “una nuova forma di disponibilità”: atteggiamento interiore”, questo, “necessario sia quando, per ragioni di età, ci si deve preparare a lasciare il proprio incarico, sia quando venga chiesto di continuare quel servizio per un periodo più lungo, pur essendo stata raggiunta l’età di 75 anni”.

Occorre quindi “prepararsi adeguatamente davanti a Dio”, “spogliandosi dei desideri di potere e della pretesa di essere indispensabile”. Questo permetterà di “attraversare con pace e fiducia tale momento, che altrimenti potrebbe essere doloroso e conflittuale”. Allo stesso tempo, è bene elaborare “un nuovo progetto di vita, segnato per quanto è possibile da austerità, umiltà, preghiera di intercessione, tempo dedicato alla lettura e disponibilità a fornire semplici servizi pastorali”.

Francesco, d’altra parte, spiega nel Motu proprio che “se eccezionalmente viene chiesto di continuare il servizio per un periodo più lungo, ciò implica abbandonare, con generosità, il proprio nuovo progetto personale”. Ma questa situazione “non dev’essere considerata un privilegio, o un trionfo personale, o un favore dovuto a presunti obblighi derivati dall’amicizia o dalla vicinanza, né come gratitudine per l’efficacia dei servizi forniti”.

Per Bergoglio, “ogni eventuale proroga si può comprendere solo per taluni motivi sempre legati al bene comune ecclesiale”, e “questa decisione pontificia non è un atto automatico ma un atto di governo; di conseguenza implica la virtù della prudenza che aiuterà, attraverso un adeguato discernimento, a prendere la decisione appropriata”.

Il Papa conferma così, in gran parte, le disposizioni sulla rinuncia dei vescovi diocesani e dei titolari degli uffici di nomina pontificia contenute nel ‘Rescriptum’ del 3 novembre 2014. Stabilendo quindi che “al compimento dei 75 anni di età” i vescovi diocesani, i coadiutori e ausiliari, i capi dicastero di Curia non cardinali, i prelati superiori della Curia e i vescovi che coprono altri uffici presso la Santa Sede, i nunzi, devono o sono comunque invitati a presentare la rinuncia al Papa, che per essere efficace dev’essere da lui accettata “valutando le circostanze concrete”.

Una volta presentata la rinuncia, gli uffici si considerano prorogati fino a quando non sia comunicata all’interessato “l’accettazione della rinuncia o la proroga”. Con una singolare coincidenza, si è appreso che il Papa ha concesso due anni di proroga alla guida dell’arcidiocesi di Genova al cardinale Angelo Bagnasco, che ha compiuto 75 anni il 14 gennaio scorso.

Nella lettera in cui il nunzio Emil Paul Tscherrig comunica la proroga, si ricorda che Bagnasco aveva rimesso nelle mani del Papa le proprie dimissioni così come detta il Codice di Diritto canonico. Ma “accettando la rinuncia con la formula ‘donec aliter provideatur'” (finché non si provveda altrimenti), è stato concesso un biennio di proroga. “La decisione di papa Francesco – si legge nella nota della Curia genovese – è stata accolta con espressioni di affetto e gioia dai membri del Consiglio presbiterale”.

(di Fausto Gasparroni/ANSA)

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