Elezioni: voto italiani all’estero, il 21 verdetto della Consulta

Buste elettorali inviate per posta o consegnate nei consolati. (Archivio)
Buste elettorali inviate per posta o consegnate nei consolati. (Archivio)

ROMA. – Mercoledì prossimo, a 11 giorni dalle elezioni, la Corte Costituzionale deciderà su una questione che coinvolge un bacino di 4,3 milioni di voti: quello degli italiani all’estero. La legge Tremaglia del 2001 è finita sul banco degli imputati per iniziativa del Tribunale di Venezia, che ha fatto propri i dubbi posti in un ricorso dal consigliere regionale Antonio Guadagnini e da un veneziano residente in Slovacchia, Pier Michele Cellini, e li ha girati alla Consulta.

Per Guadagnini la legge ‘incriminata’, con le schede inviate per posta, mette in mora il principio di segretezza e personalità del voto. Per dirla con le parole del giudice veneziano Silvia Barison, che ha firmato l’ordinanza diretta alla Corte Costituzionale, “il voto per corrispondenza presenta tali e tante ombre da far persino dubitare che possa definirsi ‘voto'”.

Sull’idea di una ‘falla’ nella segretezza punteranno quindi il professor Mario Bertolissi e l’avvocato Giovanni Fabris, che il 21 di fronte ai giudici costituzionali rappresenteranno le istanze dei ricorrenti in un’udienza straordinaria riservata a questa causa convocata proprio per trattare il caso prima delle elezioni.

“Una rapidità – osserva Bertolissi – che indica l’intenzione di esaminare la materia”. Ma questa stessa celerità è letta dall’Avvocatura dello Stato, che per conto della Presidenza del Consiglio difenderà la legge, come una volontà di fugare ogni ombra sulla legittimità della norma.

Tra l’altro sarà proprio su una ‘rivisitazione’ del principio di segretezza che l’Avvocatura dello Stato farà leva. Se gli Stati hanno a lungo inteso quel principio come “baluardo di libertà”, si legge nell’atto firmato da Vincenzo Nunziata, vice Avvocato generale, “oggi essi rinunciano a una tutela piena del voto segreto per garantire maggiori spazi partecipativi dei cittadini”.

Quel principio, quindi, va contemperato con altre esigenze e altre tutele, come è stato con il voto assistito per soggetti affetti da invalidità o il voto a domicilio per chi ha patologie gravissime. Inoltre una pronuncia di illegittimità “creerebbe un vuoto normativo” pregiudicando il voto estero.