Pamela: per gip è omicidio. Minacce a strutture migranti

Pamela
Lucky Awelima, il nigeriano di 27 anni, in stato di fermo per la morte di Pamela Mastropietro, esce dalla caserma di Macerata, 10 febbraio 2018. ANSA/FABIO FALCIONI

MACERATA. – Telefonate intimidatorie a sfondo razziale a strutture ricettive di Macerata dove alloggiano richiedenti asilo o che danno assistenza a migranti. C’è ancora tensione in città dopo la morte di Pamela Mastropietro, 18 enne, fatta a pezzi e ritrovata in due trolley, e la sparatoria per ‘vendicarla’ messa in atto dal fascio-leghista Luca Traini contro migranti africani.

Intanto emerge che il “clamore mediatico” della vicenda e la “presumibile impossibilità di un loro futuro inserimento sociale e lavorativo” sono compresi dal gip Giovanni Maria Manzoni tra gli elementi concreti di rischio fuga per Desmond Lucky e Lucky Awelima, due dei tre fermati nigeriani per omicidio, vilipendio e occultamento di cadavere.

Per il giudice i due debbono restare in carcere, così come Innocent Oseghale. In base ai risultati preliminari dell’autopsia, Manzoni ritiene “superate le iniziali incertezze sulla causa di morte (omicidio o overdose): Pamela venne ferita “ancora a cuore battente”.

Le risultanze definitive degli esami medico legali, oltre ai responsi delle perizie dei Ris e quelle su telefoni, pc e tablet dei quattro indagati – c’è un altro nigeriano, che è a piede libero – potranno confermare o mutare il quadro. Ma già da ora il gip definisce alcuni punti fermi.

Confermerebbero la tesi dell’omicidio un’ecchimosi alla tempia sinistra e lesioni all’emitorace destro, all’altezza del fegato, causate “verosimilmente da due coltellate” quando Pamela era viva. Altra certezza per il gip è “il ruolo di assoluto rilievo” di Oseghale, il primo fermato: ha abbandonato a Pollenza i trolley con il corpo della giovane morta in casa sua, in via Spalato. Andò con Pamela a comprare da mangiare in un supermercato della zona prima di recarsi con lei nell’appartamento. Per il giudice il silenzio del suo cellulare “tra le 18:49 e le 22:08” farebbe pensare a un ruolo attivo anche nello scempio del cadavere.

Al contrario, per Lucky Desmond, chiamato in causa da Oseghale come pusher dell’eroina per Pamela e come persona presente in casa in quei frangenti, il giudice segnale un anomalia: parla a raffica in 90 telefonate dalle 12 a mezzanotte, una condotta inattesa da parte di chi ha ucciso e sta smembrando un corpo. Il suo coinvolgimento viene comunque avvalorato dal gip: avrebbe portato uno dei due trolley per il cadavere, comprò candeggina per pulire le tracce, i contatti con Innocent e le celle telefoniche lo collocano in via Spalato fino alle 16:30.

Per Awelima il gip riconosce i gravi indizi di colpevolezza e il pericolo di fuga anche perché fermato mentre si allontanava in Lombardia con la moglie. Infine c’è il quarto indagato, ha un ruolo apparentemente più defilato, ma “non appare privo di ombre” secondo il gip.

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