Le saudite imprenditrici, non serve più permesso dell’uomo

BEIRUT. – Con una mossa che simboleggia i cambiamenti in corso sia in campo economico sia morale, l’Arabia Saudita ha dato per la prima volta alle donne il permesso di diventare imprenditrici senza il consenso di un uomo della famiglia. Un nuovo passo nel processo di riforme voluto dal giovane principe ereditario Mohammad bin Salman per avviare il Paese sulla strada della modernizzazione.

La nuova svolta è stata annunciata dal ministero del Commercio e degli investimenti sul suo sito: “Le donne ora possono avviare il loro business e trarre benefici dai servizi (governativi) senza dover dimostrare il consenso del guardiano”.

Laddove per ‘guardiano’ si intende un membro maschile della famiglia – marito, padre o fratello – il cui via libera è in genere richiesto per viaggiare all’estero e per ogni pratica burocratica. Compreso, ma solo fino ad oggi, un atto notarile per la fondazione di un’impresa.

La decisione appare come un chiaro segnale della volontà del principe Mohammad e del suo gruppo di fidati consiglieri di procedere a tappe forzate nella trasformazione dell’economia per renderla meno dipendente dal petrolio, in linea con l’ambizioso programma denominato ‘Vision 2030′. Per vincere questa sfida le autorità sanno bene di dover coinvolgere sempre più nelle attività produttive anche le donne.

Secondo dati governativi, la presenza femminile nella forza lavoro del settore privato è già cresciuta considerevolmente, raggiungendo il 30 per cento lo scorso anno, con un aumento del 130 per cento a partire dal 2013. Ma per proseguire in tale direzione è necessario eliminare alcuni ostacoli con azioni che vanno ad intaccare la morale tradizionale finora dominante.

E’ il caso appunto dell’ultima iniziativa annunciata, ma anche di altre come il permesso alle donne di guidare a partire dalla prossima estate, ciò che garantirà loro la possibilità di spostarsi autonomamente per poter badare alle loro occupazioni. Tra le altre novità annunciate negli ultimi giorni vi è la possibilità delle procure di assumere investigatrici donne, mentre recentemente sono state aperte loro 140 posizioni per impieghi negli aeroporti e ai posti di frontiera.

Dal mese scorso, inoltre, il pubblico femminile può accedere agli stadi per assistere alle partite, anche se in settori separati da quello maschile. Almeno parte del clero sunnita sembra disposto ad appoggiare le riforme. Il 10 febbraio scorso un alto esponente religioso, lo Sheikh Abdullah al Mutlaq, ha affermato che, anche se le donne devono vestire in modo sobrio, non possono essere obbligate a indossare l’Abaya, la tradizionale veste lunga e scura che copre completamente il corpo.

(di Alberto Zanconato/ANSA)

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