Mueller incalza Kushner, si indaga sui rapporti con la Cina

Jared Kushner in secondo piano, con il presidente Donald Trump . (ANSA/AP Photo/Pablo Martinez Monsivais, File)

WASHINGTON. – Il procuratore speciale del Russiagate tiene nel mirino Jared Kushner, il genero-consigliere di Donald Trump, ma allarga il tiro ai suoi rapporti finanziari con la Cina e con altri Paesi durante il periodo della transizione. Nel frattempo Robert Mueller scopre nelle passate attività di Paul Manafort, l’ex capo della campagna elettorale del tycoon, “transazioni sospette” per 40 milioni di dollari, e mette sotto accusa l’avvocato di un noto studio legale di New York, Alex van der Zwaan, per aver mentito all’Fbi sui suoi rapporti con Rick Gates, l’ex braccio destro dello stesso Manafort ed ora pronto ad accusarlo.

La trama del Russiagate si infittisce così mentre non è ancora dato sapere se e quando verrà interrogato anche il presidente, per ora concentrato su twitter a negare ogni collusione e ad accusare (infondatamente) Obama di non aver fatto nulla contro le interferenze russe.

Kushner è da tempo nel radar del procuratore speciale per i suoi rapporti con l’ex consigliere per la sicurezza nazionale Michael Flynn e per i suoi rapporti con i russi. Ora però l’attenzione si è allargata ad alcune operazioni del marito di Ivanka Trump per ricevere finanziamenti per la sua società anche da parte di investitori non russi. L’interesse degli investigatori in particolare riguarderebbe un incontro che Kushner ebbe, una settimana dopo l’elezioni di Trump, con i vertici del gruppo assicurativo cinese Anbang Insurance, lo stesso divenuto proprietario del Waldorf Astoria, uno dei più celebri e prestigiosi hotel di Manhattan.

A quel tempo Kushner e Wu Xiaohui, presidente di Anbang, stavano per finalizzare un accordo per un investimento cinese nella sede principale dell’impresa di Kushner, sempre a Manhattan sulla Fifth Avenue. Nel mirino degli uomini di Mueller anche alcuni colloqui con un investitore del Qatar, l’ex primo ministro Hamad bin Jassim Al Thani, sempre per un investimento nel quartier generale della Kushner Companies, acquistata dal genero di Trump nel 2007 per 1,8 miliardi di dollari: un investimento finito sotto pressione con la crisi del settore immobiliare negli anni della recessione. Nessuna delle due operazioni però in porto.

La lista degli accusati del Russiagate sale intanto a quota 19. L’ultimo è appunto van der Zwaan, un avvocato con radici ed entrature russe. Avrebbe fatto false dichiarazioni su Gate e anche su un’altra persona per ora non identificata, oltre ad aver cancellato o non consegnato mail richieste da Mueller. Tutto ruota intorno al lavoro che fece per una società incaricata nel 2012 di redigere un rapporto commissionato dal ministero della giustizia ucraina per dimostrare che il processo all’ex premier e leader dell’opposizione Julia Timoshenko era legittimo.

Come noto, Manafort e Gates sono accusati anche di aver agito come ‘agenti stranieri’ non registrati per conto dell’allora presidente ucraino Viktor Ianukovich e del suo partito, dai quali avrebbero incassato vari milioni di dollari. Gates ora sembra pronto a collaborare mentre Manafort continua a dirsi innocente. Ma la sua posizione si è aggravata dopo la scoperta di 40 milioni di dollari in “transazioni sospette” da e verso le sue società. La somma è più del doppio dell’importo comparso nelle accuse dello scorso ottobre, quando è stato incriminato per riciclaggio di denaro.

(di Claudio Salvalaggio/ANSA)

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