Coniugi uccisi: il figlio e l’amico condannati a 18 anni

Un momento dei funerali di Salvatore Vincelli e Nunzia Di Gianni, uccisi nella loro abitazione di Pontelangorino di Codigoro (Ferrara) da un diciassettenne su mandato del figlio di 16 anni, Torino, 21 gennaio 2017. ANSA/ALESSANDRO DI MARCO

BOLOGNA. – Una notte di follia: due omicidi, un massacro commesso da due adolescenti che oggi hanno davanti a loro 18 anni di carcere. E’ questa la sentenza emessa dal Tribunale dei Minorenni di Bologna, dopo quasi tre ore di camera di consiglio. Il delitto di Pontelangorino, paesino del Ferrarese, avvenne poco più di un anno fa, la notte tra il 9 e 10 gennaio, quando Salvatore Vincelli e Nunzia Di Gianni, marito e moglie, furono assassinati a colpi d’accetta nella loro camera da letto.

Un’omicidio premeditato che sconvolse la piccola comunità, rimasta senza parole di fronte alla violenza dei due assassini: il figlio della coppia, all’epoca 16enne, e il suo migliore amico di un anno più grande e ritenuto dagli inquirenti l’esecutore materiale del delitto.

Nel processo ‘in abbreviato’ che si è concluso nel pomeriggio, il procuratore per i minorenni, Silvia Marzocchi aveva chiesto vent’anni. Una requisitoria dura la sua, che da quanto si apprende ha puntato tutto sulla premeditazione e sui pochi segni di ravvedimento da parte dei due giovani. Il più grande, rinchiuso da un anno nel carcere minorile del Pratello – mentre l’altro è detenuto a Treviso – sembrava tranquillo prima di entrare in aula, ma poi dopo la sentenza camminava con lo sguardo basso e gli occhi lucidi.

I suoi genitori erano lì, non lo hanno mai abbandonato durante quest’anno di carcere, poi dopo averlo baciato sono andati via mano nella mano. “Ci aspettavamo qualcosa di meno – ha detto il padre del ragazzo – ma hanno deciso loro, i giudici”. Una condanna “abbastanza severa” l’ha definita Lorenzo Alberti, difensore del giovane che in carcere è diventato maggiorenne e studia per diplomarsi alla scuola alberghiera.

“Aspettiamo le motivazioni e poi faremo appello. Ci è stata respinta la richiesta di messa alla prova – ha spiegato il legale -, che sembrava la soluzione più adatta”. La difesa sperava che il Tribunale differenziasse le posizioni dei due imputati, riconoscendo al ragazzo di essere stato in qualche modo soggiogato dall’amico più giovane di un anno.

La scorsa udienza la perizia psichiatrica disposta dal Tribunale aveva stabilito che i due erano in grado di intendere e volere. “Siamo rimasti parzialmente insoddisfatti, ma credo che ci possa essere qualche margine lavorando sull’appello”, ha commentato invece l’avvocato Sandro De Marco, che insieme alla collega Gloria Bacca difende il figlio della coppia uccisa.

“Paradossalmente – ha aggiunto – il mio assistito ha accolto la sentenza come una liberazione e poi il fatto che sia stata data una pena inferiore quasi con felicità”.

(di Alessandro Cori/ANSA)